Non potendo io parlarvi di vino con cognizione di causa, ho scelto di lasciare quest’arduo compito a Matteo, caro amico nonchè giornalista dell’Eco di Biella, giornale della nostra città. Questo week-end è stato a Roddi, vicino ad Alba, nelle Langhe: so che è stato entusiasta dell’esperienza, ma lascio che a raccontarvelo sia lui.
Roddi è un piccolo paese arrampicato sulla cima di una collina di vigneti, a una decina di minuti da Alba. All’ingresso del borgo antico ci aspettava la nostra guida turistica d’eccezione, un simpatico cocker che ci ha preso in simpatia e ci ha fatto strada tra le vie del paese.
Da via Roma e via Crosetti ammiriamo lo spettacolare panorama delle Langhe: onde e onde di vigneti surfate da castelli medievali. Poi saliamo verso la piazza del Municipio e la chiesa settecentesca di Santa Maria Assunta, da dove si può godere di un altro punto panoramico. La nostra professionale guida decide che è venuto il momento di vedere l’attrazione principale e ci conduce fino al castello medievale (la prima attestazione risale all’anno 1014), preceduto da una bellissima torre campanaria.
È qui, nelle cantine del castello, che sabato scorso si è svolta la bellissima iniziativa Io, Barolo – La nuit, organizzata da La Strada del Barolo, una serata di degustazioni del re dei vini. In realtà la cornice avrebbe dovuto essere la piazza del municipio, ma il tempo non ha assistito.
Ora due parole sul Barolo sono d’obbligo. Anzi, farei ancora un passo indietro: due parole sul vino in generale.
Un enologo una volta mi ha raccontato di aver conosciuto un produttore che sosteneva di aver risolto il problema di come reperire i tappi di sughero: «Ho piantato delle querce da sughero». Che vuol dire che il primo tappo prodotto in casa sarebbe arrivato tra 50 anni. Insomma, il vino abitua a pensare su tempi che nulla hanno a che vedere con la vita quotidiana.
Nell’intero territorio dei comuni di Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba ed in una parte dei comuni di Monforte, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano, Cherasco e Roddi le viti crescono su terreni così ricchi e particolari che il vino che si produce risulta unico.
(Domanda: si sentono davvero questi profumi? Sì, si sentono. Serve almeno un corso di enologia di quelli serali dell’Università popolare per riconoscerli ma, fidatevi, si sentono).
Siamo passati poi per il comune di Barolo assaggiando un Bussìa 2000 Riserva Barale per spostarci ancora più a est verso Monforte, da dove arriva il Vigna Colonnello 2000 Bussìa Soprana, e Serralunga d’Alba con il 2000 Riserva Fontanafredda, dove i terreni più antichi conferiscono più tannini al vino (una sostanza che dà la sensazione, reale, che la bocca si asciughi): qui le note di frutta cotta lasciano il posto a profumi più maturi di confettura.
Vini già straordinari, ma che cominceranno a dare il meglio di loro tra quattro o cinque anni: altro che ultima uscita!