
Ferragosto alternativo nelle Langhe
Lo scorso Ferragosto feci un giro in quel di Bene Vagienna (provincia di Cuneo) per fare una garetta folkloristica, correndo nelle acque di un canale agricolo. Tutto qui? Assolutamente no. Infatti mi sono stupito nel vedere i resti della città romana di Augusta Bagiennorum, divertito nel girare per Bene Vagienna, goduto le sfaccettature di Pollenzo, entusiasmato nello scoprire le colline di Barolo e, infine, mi sono gustato l’enogastronomia e l’ospitalità di una terra che ha ancora molto da offrirmi. E così, a mesi di distanza, voglio condividere con voi, lettrici di Silvia, pensieri e informazioni su questa mia due giorni in territorio cuneese, dando qualche spunto a chi voglia passare un Ferragosto come questo.
Augusta Bagiennorum si trova 1 chilometro circa a nord dell’odierna Bene Vagienna. La visito di mattina. È molto presto per un giorno di vacanza e il sole non ha ancora scacciato l’umidità della notte, lasciando un’atmosfera grigia e soffocante che, a tratti, ti fa temere per una giornata di pioggia.
Inizio a camminare liberamente per i sentieri e i percorsi curati, seguendo la cartellonistica bilingue. Ecco una chiesetta campestre con tracce dell’antico acquedotto e, molto più in là, parte delle fondamenta dell’anfiteatro, talmente salde da aver rigonfiato la terra creando un leggero declivio e costretto la strada asfaltata a circumnavigarle.
Poi, una lunghissima passerella di legno conduce in mezzo ai campi per portarti in centro città, ai resti del Foro. Ancora un tratto a piedi per trovare l’ossatura del teatro e l’orma del tempio, poi trasformato in Basilica paleocristiana. Al centro del ricostruito palcoscenico in legno, mi fermo a osservare il nulla attraverso le due porte vuote che creano la scenografia. E realizzo. È l’assenza, il bello. Avere solo le prove sufficienti per capire che qualche spanna sotto di te, tutt’attorno, riposa Augusta Bagiennorum, trovata, svegliata, indagata e poi ricoperta. Rimessa a dormire.
Senza dimenticarsi, ovviamente, dei doppi nomi delle strade: quelli attuali e quelli imposti da Napoleone Bonaparte quando conquistò la città. Quindi, vuoi che mi perdessi il divertimento di appurare che i nomi delle vie non sono mai dati per caso?
Ecco così che Napoleone obbligò la direttrice del borgo a divenire Rue Imperiale e Mussolini, un secolo dopo, stabilire d’ufficio che ogni Comune d’Italia avrebbe avuto la propria strada maestra o via del centro dedicata alla capitale. Mentre oggi la magnifica chiesa di San Francesco si staglia sull’omonima piazza, ad inizio XIX secolo lo faceva su una ben più laica Place du College, visto lo spirito illuminista scaturito dalla Rivoluzione Francese di pochi anni prima.

Un’imponente costruzione sede delle Tenute dei Savoia e ora Università degli Studi di scienze gastronomiche. E prima di arrivare alla monumentale facciata dalle due torrette cilindriche, i resti romani dell’antica Pollentia, che normalmente si nasconde.

Infatti, come visto a Bene Vagienna e ad Augusta Bagiennorum, le vie non si dimenticano di nulla e le esigenze del presente si inseriscono sulla scia del passato.
Pollenzo e Bene Vagienna distano tra loro solo una quindicina di chilometri, ma in mezzo ho scoperto un mondo mai visto. All’improvviso il paesaggio muta completamente. Se su un versante di collina ci sono campi coltivati, qualche albero e un paio di edifici agricoli, dall’altra parte vedi Barolo.

E, in quella giornata di sole, il silenzio, sottolineato dalla leggerissima brezza tra i tralci. Mi rituffo in macchina, tolgo un cd e lo sostituisco con un altro. “Per Elisa” inizia a diffondersi nell’aria tersa, mentre ritorno ad ammirare lo spettacolo. Ecco, ora va meglio.
Anonymous
28/08/2015 alle 10:14 (8 anni fa)Che Belle le Langhe!!!! Mahée Ferlini