Il viaggio in Cambogia è stato il mio primo viaggio in Asia, il mio primo approccio con la cultura dell’Est e molto probabilmente dove ha avuto inizio il mio amore incondizionato per i viaggi.
Proprio perché fu il primo viaggio, con poca esperienza alle spalle, l’organizzazione è stata affidata a un tour operator. Anche perché dieci anni fa non era così facile senza la tecnologia che abbiamo oggi, a portata di un click. Tutti gli spostamenti, gli hotel e l’itinerario erano già programmati.
Itinerario di viaggio: 8 giorni in Cambogia
Volando da Roma con scalo e pernottamento a Bangkok, si arriva al mattino presto per atterrare nella capitale cambogiana. Se avete a disposizione tra gli 8 e i 10 giorni vi consiglio di suddividere il vostro viaggio in:
- 3 giorni a Phnom Penh
- 1 giorno a Battambang e 1 per il lago Tonle Sap
- 3 giorni a Siem Reap con rientro su Phnom Penh
Il visto per entrare in Cambogia si fa direttamente in aeroporto, meglio se vi premunite di fototessera già dall’Italia in modo da agevolare la burocrazia d’entrata e perdere meno tempo possibile.
5 cose da non perdere a Phnom Penh
Phnom Penh è una capitale ricca di cose da vedere e visitare. Sorge alla confluenza di ben 3 fiumi: Mekong, Tonlé Bassac e Tonlé Sap. È considerata da molti una gemma rara tra le città edificate dai francesi in Indocina, ed è riuscita a conservare in buona parte il proprio fascino. Un fascino particolare, diverso dalle altre capitali dell’Est asiatico. La sensazione non è quella di essere in una grande capitale, piena di traffico e smog, ma più di una grande città che conserva ancora una dimensione umana vivibile.
Ecco i 5 luoghi assolutamente da vedere.
Il Museo Nazionale
Al suo interno troverete quattro padiglioni che si affacciano su un giardino molto grazioso e ben curato. Questo museo è uno scrigno che racchiude i capolavori della scultura Khmer dal V al XIII secolo. Un ottimo punto di partenza per addentrarsi nella cultura locale.
L’area del Palazzo Reale
È un complesso di più edifici reali ma non tutti sono visitabili. Vi consiglio di vestirvi in modo adeguato poiché non vi faranno entrare con pantaloncini sopra il ginocchio e spalle scoperte, cosa che è facile da indossare dato il caldo umido di queste zone. Se avete un pareo con voi, lo potete indossare sopra i vostri vestiti e toglierlo a fine visita. Vale anche per gli uomini 😉
Tra gli edifici potete ammirare la Sala del Trono, in cui ancora oggi il Sovrano concede le sue udienze e il contiguo complesso della Pagoda d’Argento (Silver Pagoda). Quest’ultima ha il pavimento ricoperto di piastrelline argentate facendolo brillare di luce propria, si può vedere solo dove non è ricoperto dai tappeti che lo proteggono dalla grande affluenza turistica.
Al centro della Pagoda si trovano il Buddha Smeraldo e il Buddha d’Oro rivestito di diamanti, un valore inestimabile anche se un po’ “kitsch” esteticamente.
I palazzi si trovano all’interno di un giardino piacevole da visitare, pieno di piante e fiori colorati. Vale comunque la pena fare due passi e ammirare da fuori i palazzi ai quali non si può accedere.
Il Wat Phnom
È un grazioso Tempio (Wat) in cima alla piccola collina che sorge proprio in centro città. Per arrivarci bisogna salire una scalinata tra gli alberi del parco, accompagnati da un mancorrente a forma di Naga (il Serpente Sacro). Questo tempio è stato costruito per ospitare i quattro Buddha ritrovati proprio in questo luogo da una ragazzina di nome Penh, dopo una grande alluvione del Mekong. Si narra che da qui prese forma la città e il suo stesso nome, in onore della ragazzina, è “La città di Penh”, Phnom Penh.
Intorno a questo tempio trovate molti cambogiani, perché è qui che si recano in pellegrinaggio per offrire le loro offerte.
Il mercato
A mio avviso nessun posto è realmente visitato se non si è passati tra le bancarelle del mercato locale.
E nella capitale ne trovate ben tre che meritano una visita. Il mercato centrale, ospitato in una struttura degli anni trenta in stile Art Decò, dove troverete anche la parte dedicata alla frutta e verdura, alle carni fresche appese e ai mille odori del posto. Il mercato Russo, pienissimo di bancarelle strabordanti di oggetti, dove sicuramente qualche ricordo cambogiano vi finirà in valigia. E per finire il Mercato Notturno, che oltre alle bancarelle di oggetti offre anche un ottimo street food.
Tuol Sleng, Museo del genocidio
Durante il vostro viaggio, guardatevi intorno e cercate di chiedervi l’età delle persone locali che incrociate per strada, e noterete una popolazione molto giovane.
L’età media si aggira sui 22 anni e pensate che solo il 4% della popolazione supera i 65.
Purtroppo il genocidio messo in atto dai Khmer rossi ha sterminato un’intera generazione tra il 1975 e il 1979. Di questi orrori ci sarebbe da scrivere per giorni, e il Museo Tuol Sleng è sicuramente uno dei luoghi più importanti nella testimonianza del genocidio avvenuto.
L’edificio, costruito come Scuola Superiore, è stato trasformato negli anni di Pol Pot in una prigione dove più di 20.000 persone hanno perso la vita.
Se volete approfondire e conoscere meglio il tema di Pol Pot e i Khemer rossi, potete anche visitare, poco fuori la città, i campi di sterminio, Killing Fields, titolo anche di un famoso film tradotto in italiano come “Le urla del silenzio”.
A Phnom Penh è doveroso fare una bella passeggiata lungo le rive del fiume. Durante la passeggiata, se vi serve un bel posto per ristorarvi andate al FCC, il bar dei Foreign Correspondents Club. Questo è il posto dove i giornalisti inviati di guerra si ritrovavano per condividere idee, ma anche solo per bere qualcosa insieme.
Dintorni di Phnom Penh e Battambang
Lasciando alle spalle la grande città e percorrendo la strada verso Nord, in direzione Siem Reap vi consiglio di fare delle soste nelle province rurali.
Si possono visitare i villaggi sperduti nella vegetazione, a ridosso delle pianure dedicate alla coltivazione del riso. Le strade diventano rosse di terra e fangose per via del clima umido e piovoso.
Ci sono artigiani che lavorano l’argento, la pietra, la ceramica e così via. Se scendete dall’auto e percorrete la strada addentrandovi nei villaggi, i bambini accorreranno ad accogliervi e tutti saranno contenti di mostrarvi le loro lavorazioni.
A 40 km da Phnom Penh troverete Oudong, l’antica capitale cambogiana. Spesso viene tralasciata dai turisti , ma è un luogo ricco di storia. Una lunga scalinata rossa vi porterà in cima alla collina Phnom Oudong trovando come meta finale un tempio moderno bianchissimo e imponente. All’interno un Buddha gigante e all’esterno una vista mozzafiato.
Arriverete a Battambang ormai sul calare del sole. Sostate in questa città solo per un pernottamento, in realtà non c’è nulla da visitare: è poco popolata ed è tranquilla, ma l’atmosfera che troverete sarà quella autentica, quella di una città dimenticata e tutta da riscoprire tra le pianure cambogiane.
È sicuramente un ottimo punto di partenza per vedere il Lago Inle, cosa che noi non siamo riusciti a fare, ma se potete aggiungetelo nell’itinerario.
Siem Reap e Angkor Wat
La prossima tappa sarà Siem Reap, che dista 270 chilometri circa da Battambang. Durante il viaggio in pulmino facciamo numerose soste, utilissime sia per vedere come si vive nei villaggi e sia per sgranchire le gambe.
Una sosta interessante da fare è la visita in una fabbrica di riso, dove si possono vedere la lavorazione e il confezionamento dei chicchi in grandi sacchi, ma anche dove i bambini giocano con le biglie scalzi, sul pavimento liscio di cemento (cosa che loro non hanno in casa).
A bordo strada si possono vedere anche numerose lavorazioni della pietra, dove potete trovare delle statue di Buddha, dalle dimensioni più svariate. Questi sono i posti giusti per comprare il vostro adorato souvenir.
Tra le bancarelle di strada troverete anche banchetti di ristoro, dove vendono frutta fresca, come l’ananas appena raccolto e le banane. Il posto più particolare che ho visto aveva la carne essiccata al sole, la colla di pesce appesa nei sacchetti, il pesce essiccato e gli spiedini di tarantole in un grande vassoio. Qui, mi spiace dirvelo, ma nessuno di noi ha avuto il coraggio di assaggiarle.
Siem Reap
È una grande città poco visitata poiché è la porta d’accesso ai Templi di Angkor e si è sviluppata principalmente per il turismo. Spesso i tour organizzati la tralasciano così come anche il nostro. L’ho potuta visitare la sera, e il centro vanta delle vie piccole e strette piene di locali carini. A mio avviso un giro diurno è da fare, anche se, arrivati fin qui, l’adrenalina di recarsi nella fitta foresta per vedere il sito archeologico più importante al mondo sale alle stelle.
Angkor Wat, piccola guida pratica
Il sito di Angkor è immenso e si sviluppa all’interno di una foresta di 400 chilometri quadrati. È nato sotto il dominio Khmer, durato dall’inizio 800 fino al 1600 circa, e ne fu la capitale. Nei suoi anni di maggior splendore la città contava due milioni di persone ed era un centro culturale florido e attivo. I monumenti principali sono tutti templi religiosi e sono più di 250. La conservazione per molti edifici è ancora ottima: oltre ad avere subìto alcuni bombardamenti, è stata un’area abbandonata e non vissuta per moltissimi decenni, dove la foresta stessa ha iniziato ad impossessarsi di questi luoghi, originando viste davvero particolari e suggestive.
Per non perdersi in questa immensità vi lascio alcuni miei consigli:
- Acquistate il biglietto di visita di 3 giorni. Due li dedicate qui e il terzo vi permetterà di visitare le rovine di Roluos, sulla strada del ritorno.
- Prendete un Tuk Tuk con autista. Se non siete in un tour organizzato, chiedete all’autista se vi fa anche da guida turistica, è meglio, così vi fate portare dritti nei posti più interessanti e vi spiegherà anche un po’ di storia e leggende locali mentre vi spostate.
- Ricordate di avere con voi dell’acqua e generi di conforto, non sempre vicino ai templi c’è un ristoro di facile accesso. Il caldo umido si farà sentire e gli scalini da salire sono molti. Prendete la visita con calma e cercate di immergervi nei templi immaginando come potevano essere durante il loro splendore.
- Fermatevi a vedere anche la natura che vi circonda e ad ammirare i pochi monaci che ci vivono.
- Evitate per quanto potete gli orari di maggiore affluenza, se potete arrivate al mattino molto presto per non dover sgomitare per qualche foto senza troppi turisti.
Per quanto riguarda i templi da visitare c’è l’imbarazzo della scelta e si potrebbe scrivere per giorni interi perdendosi tra i meandri più nascosti della civiltà Khmer.
Di sicuro non potete mancare di vedere:
Il Bayon, enorme tempio buddista adornato da 54 torri con enormi facce di pietra. Ogni torre conta 4 facce sorridenti, una per lato. Provate a contarle tutte! 😉
Ta Prohm: il tempio che la natura ha modificato più di tutti, proprio per questo suo fascino è anche il più visitato di tutti. È circondato da una cinta esterna lunga 1 chilometro, e con le porte d’accesso dominate da torri raffiguranti i volti del Buddha.
Neak Poan ovvero “serpente intrecciato” è un altro tempio che sorgeva in mezzo all’acqua. Acqua che si pensava avesse poteri curativi, in quanto edificato sul punto d’incontro dei quattro elementi naturali (terra, aria, acqua e fuoco).
Il Prea Kan, tradotto in Spada Sacra, pare essere stato la residenza reale dei re Khmer. È uno tra gli edifici più vasti, costruito su un unico livello e racchiuso da ben 4 cinte murarie. Gli alberi hanno invaso parte della struttura, ma sono ancora visibili molti corridoi e numerosi bassorilievi.
Il Baphuon è un tempio montagna di grandi dimensioni. La forma vuole riprodurre proprio il monte dove risiedevano gli Dei, innalzandosi verso il cielo. Non potranno mancare quindi gli alti e ripidi scalini per arrivare fino in cima.
Angkor Wat è ovviamente il tempio principale. Ed è sicuramente lui il capolavoro Khmer, il protagonista principale dell’intero sito archeologico. Nessuna descrizione gli fa onore, lo si può comprendere solamente quando lo si ha davanti agli occhi.
Aspettate il tramonto, ammirate lo spettacolo.
Solo dopo sarete pronti per tornare a Phnom Penh e prendere l’aereo di ritorno con il profumo di Cambogia in valigia.
Articolo di Elisa Passerini – Asia Lover del Club delle ragazze con la valigia
Scartabella il web per lavoro, scatta immagini per passione ed è mamma per istinto. Ama il design, viaggiare coi pensieri e assaporare la natura nelle cose davvero semplici.