Biennale di Venezia: un po’ di storia
Sulla scia delle Esposizioni Internazionali, che in quegli anni si stavano svolgendo in tutta Europa, anche Venezia ne volle organizzare una.
La prima Esposizione Internazionale di “sola” Arte vide la luce nel 1895, alla cui inaugurazione parteciparono anche re Umberto I e la Regina Margherita di Savoia.
Negli anni successivi si sono aggiunte altre discipline, tenendo sempre come fulcro centrale la creatività: musica nel 1930, cinema nel 1932 (primo festival cinematografico al mondo), teatro nel 1934, architettura nel 1980 e danza nel 1999.
Le prime manifestazioni avevano come unica sede, con il suo padiglione centrale in stile neoclassico, i Giardini, presenti nella zona più orientale di Venezia, realizzati nell’epoca napoleonica.
La prima nazione che costruì il suo padiglione fu il Belgio nel 1907, seguito a ruota da Ungheria, Germania, Gran Bretagna, Francia e Russia. L’ultimo ad aggiungersi è stato il Vaticano, appena quest’anno.
In totale si contano ben 29 padiglioni internazionali, ognuno con un suo regolamento interno. Per esempio, nel padiglione dell’Inghilterra vige la legge inglese. Se combinate qualche guaio lì dentro dovrete rispondere direttamente alla Regina Elisabetta.
Ci furono due interruzioni inevitabili durante la prima e la seconda guerra mondiale. Nel 1948, quando riprese la manifestazione, passarono per Venezia artisti come Chagall, Klee, Braque e Magritte. Fu organizzata una retrospettiva di Picasso e fu anche invitata Peggy Guggenheim per esporre la sua collezione – che ora ha sede fissa a Ca’ Venier dei Leoni. Nel 1949 venne istituito il premio Leone di San Marco divenuto poi Leone d’Oro.
Dopo le proteste studentesche del 1968, la Biennale di Venezia si vide costretta a redigere uno statuto interno molto più democratico, aggiungendo membri della giuria.
Nel 1999, durante la 48. Esposizione Internazionale d’Arte, fu utilizzato per la prima volta l’Arsenale come nuova sede espositiva che, dal 2012, è di proprietà del comune di Venezia.
16. Mostra Internazionale di Architettura 2018
Le curatrici di questa edizione sono gli architetti irlandesi Yvonne Farrell e Shelley McNamara, già presenti in alcune edizioni passate come invitate.
Il tema di quest’anno, che dà anche il titolo alla mostra è FREESPACE – inteso come spazio libero, spazio comune, spazi utilizzati bene, spazi da riutilizzare, spazi vuoti, ma anche spazi creati dalla luce del sole, dall’aria, dall’acqua, dalla terra; insomma, ogni ambiente destinato a ospitarci.
La riflessione che le curatrici ci spingono a fare è come un professionista che, nel suo intento di soddisfare la committenza con le proprie richieste, inevitabilmente andrà a influenzare anche la comunità.
Proviamo a pensare a un edificio di appartamenti o di uffici: oltre a proteggerci dagli agenti atmosferici e a creare un involucro per noi che andremo a viverlo, la sua facciata sarà vista principalmente dalla gente che passerà di lì. Quindi il professionista dovrà tenere conto anche del contributo aggiuntivo che questo aspetto esterno darà alla comunità.
L’architetto deve creare dei gesti di accoglienza non solo per chi vive quell’ambiente, ma anche per chi lo vede da fuori.
I partecipanti alla mostra sono 71, più altri 39 che hanno sviluppato due temi differrenti: Close Encounter, meetings with remarkable projects – che riflettono su alcuni progetti noti del passato – tra cui anche l’ospedale di Venezia progettato e mai realizzato di Le Corbusier; e The Practice of Teaching, dove vengono esposti alcuni lavori sviluppati dagli studenti di architettura in collaborazione con i loro insegnanti – evidenziando così l’importanza di un continuo confronto tra nuove e vecchie generazioni.
Il vincitore del Leone d’Oro di quest’anno è l’architetto Rafael Moneo, come riconoscimento alla carriera. Il premio per il miglior padiglione è andato alla Svizzera che, dice la giuria, è riuscita a interpretare al meglio la parola FREESPACE.
I padiglioni che mi sono piaciuti di più, oltre alla sopracitata Svizzera, sono l’Inghilterra – che sul subito vi lascerà un po’ perplessi, ma poi capirete – e il Giappone per la sua originalità.
Merita una menzione anche il padiglione Italia, che fa un excursus sul nostro bel paese, concentrandosi sui piccoli borghi disseminati su tutto il territorio e presentando dei progetti per il recupero di edifici abbandonati, di cui la maggior parte sono fabbriche.
Informazioni utili
La Biennale di Venezia è visitabile in autonomia semplicemente pagando il biglietto, ma vi consiglio la visita guidata. Le guide sono super preparate e vi aiuteranno nella comprensione di concetti che a noi comuni mortali potrebbero sembrare astratti. Ovviamente hanno un costo e un orario: 7 euro per sede espositiva, quindi 14 euro in tutto; partono tutti i giorni alle 11.00 ai Giardini e alle 14.00 all’Arsenale.
Oltre alle guide, troverete un po’ ovunque i “Cataloghi attivi”: sono ragazzi a cui potrete fare domande, gratuitamente, per togliervi qualsiasi dubbio sull’opera che state guardando.
In più la Biennale di Venezia vi dà l’opportunità di conoscere direttamente gli architetti partecipanti – vi consiglio di tenere d’occhio l’agenda sul sito della Biennale, per essere sempre aggiornati sugli eventi organizzati. Potrete visitarla fino al 25 novembre 2018.
E se volete fare una mini caccia al tesoro, qui c’è un giochino che ho preparato per chi ci andrà quest’anno: buon divertimento! 😉
Articolo di Luz Carollo – Art&Design Specialist del Club delle ragazze con la valigia
Luz ha quasi 30 anni e fa l’arredatrice. È curiosa di natura: vuole sempre conoscere persone e luoghi nuovi. Ama l’arte, la musica, il cibo e l’architettura… insomma tutto ciò che è bello e buono.