Nell’articolo di oggi non vi racconterò di viaggi o ricette.
Però vi porterò a spasso per il Giappone, attraverso cinque film che hanno come motore della storia il cibo e tutti i valori ad esso legati.
Per i giapponesi il cibo è sacro quasi come per noi. Se guardate la TV giapponese vi accorgerete che il 70% dei programmi è focalizzato sulle specialità delle diverse prefetture: c’è sempre qualcuno che assaggia piatti particolari, emettendo mugolii di soddisfazione.
La cura e la precisione nella preparazione, i dettagli e un impiattamento impeccabile: il cibo è sicuramente una cosa seria in Giappone, e l’occhio vuole la sua parte!
Ma adesso inizio la mia golosa rassegna!
Tampopo
Film del 1985, è stato uno dei primi che mi ha fatta avvicinare al cinema giapponese. Tampopo è una donna vedova con un figlio, che gestisce un ristorante di ramen di qualità abbastanza mediocre.
Tutto cambia quando arrivano nel suo locale due camionisti buongustai, che finiscono subito coinvolti in una rissa (il film ricalca molto le trame degli spaghetti western). Uno di loro, Goro, aiuterà Tampopo a dare nuovo lustro al ristorante, insegnandole a cucinare il ramen perfetto.
Il film è un susseguirsi di scene tra il grottesco, il comico e l’ironico, ma nell’insieme ha una sua poesia. Il mio personaggio preferito è il vecchietto esperto di ramen, indimenticabile la scena in cui spiega in che modo mangiarlo!
Il cibo è sicuramente centrale in questa avventura un po’ rocambolesca e viene celebrato in ogni suo aspetto – anche in chiave comico-erotica, ma non voglio svelarvi troppo!
Rinco’s restaurant (Shokudo katatsumuri)
Questo dolcissimo film è tratto dal libro Il ristorante dell’amore ritrovato di Ito Ogawa, che lessi qualche anno fa. La versione cinematografica è ancora più particolare di quella cartacea: le diverse parti della storia sono intervallate da delle canzoncine e da dei siparietti a fumetti dal gusto un po’ pacchiano. Ma vi accorgerete fin da subito dei numerosi elementi kitsch del film, soprattutto se messi in contrapposizione con la semplicità di Rinco, la protagonista.
Rimasta senza voce dopo che il fidanzato le ha svuotato la casa, abbandonandola di punto in bianco, Rinco decide di tornare nel paese natio da cui mancava da anni. Il ritorno non è affatto semplice: ad accoglierla c’è sua madre Ruriko, una donna appariscente e narcisista che in assenza della figlia ha preso come animale domestico un maiale super viziato di nome Hermes. Rinco cerca di ricomporre i pezzi della propria vita seguendo la sua passione per la cucina e aprendo un ristorante – Il Lumachino – che in breve tempo acquista la nomea di “ristorante dell’amore ritrovato”.
Infatti le pietanze preparate dalle amorevoli mani di Rinco sembrano essere in grado di restituire la gioia, l’amore e la speranza alle diverse persone che si recano al suo ristorante. È un bellissimo esempio di come il cibo possa guarirti l’anima, perché cucinare è un gesto d’amore. Rinco stessa, facendo stare bene gli altri, ritroverà la serenità attraverso la cucina.
Le ricette della signora Toku (An)
Questo film è un capolavoro di bellezza e tristezza, quella combinazione di malinconia e struggimento tanto cara alla cultura giapponese. Il cibo protagonista è un dolcetto tipico, il dorayaki (due cialdine di pan di spagna farcite con marmellata di fagioli rossi azuki).
Un’anziana signora insistente si fa assumere nel chioschetto di dorayaki gestito dal mediocre e svogliato Sentaro, insegnandogli a fare una marmellata di azuki (an) perfetta. La signora Toku finirà col farsi benvolere da tutti i clienti del Doraharu, instaurando un rapporto speciale con Wakana, una studentessa timida e introversa. Tuttavia c’è una triste storia dietro le mani deformi della signora Toku, che rivelano un passato di sofferenza e segregazione. Questo film vi farà piangere, vi avviso, ma va visto e amato. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Little sister (Umimachi diary)
Una trama che mi ha sorpresa molto, quella di Little Sister. È un film delicato e dolcissimo, incentrato sul rapporto di quattro sorelle e sui legami familiari.
Le tre sorelle Sachi, Yoshino e Chika vivono da sole a Kamakura. Vengono a sapere della morte del padre, con il quale non hanno rapporti da anni e che nel frattempo si era risposato due volte e aveva avuto un’altra figlia. Al funerale conoscono la sorellastra di 13 anni rimasta orfana, Suzu, e decidono di prendersi cura di lei.
La malinconia è tangibile: sia da parte di Suzu, che inizialmente si sente di troppo e avverte i conflitti e le sofferenze passate che ha dovuto affrontare quella famiglia spezzata. Sia da parte delle tre sorelle maggiori, che ricordano con nostalgia quel padre che le aveva abbandonate, rivedendolo attraverso i racconti di Suzu. Ma c’è anche la dolcezza, l’accoglienza, il volersi prendere cura degli altri e la volontà di costruire una nuova famiglia tutte insieme.
Ma dov’è il cibo in tutto ciò? È nelle ricette di famiglia tramandate da generazioni, è nelle piccole tradizioni stagionali, è nel piatto che ti ricorda il tuo papà. Il cibo fa da filo conduttore dei ricordi e delle emozioni che porta con sé. Il cibo in questo film è memoria.
Midnight diner, Tokyo stories (Shinya shokudo)
Questo non è un film, bensì una bellissima serie con episodi da 20 minuti che potete trovare su Netflix. Non pensate che sia un serial sulla cucina, perché è tutt’altro.
Ho deciso di includerla perché racconta di un altro Giappone ancora, quello della Tokyo notturna e delle persone che la frequentano. Al centro delle loro vicende c’è la piccola izakaya Meshiya, aperta solo di notte e gestita da uno chef misterioso chiamato “Master”. I clienti possono richiedere quello che vogliono, se ci sono gli ingredienti gli viene preparato al momento. Ogni puntata si intitola come la ricetta che viene ordinata da un avventore della tavola calda e del quale viene raccontata la storia.
Mi ha piacevolmente sorpresa trovare trame anche abbastanza intricate e mai scontate, unite a sketch di una Tokyo a me sconosciuta ma che esiste dalle 9 di sera alle 7 di mattina.
Prostitute, ballerine, giocatori d’azzardo, ma anche impiegate, avvocati e vecchietti del quartiere: persone dalla provenienza più disparata sono uguali quando consumano il cibo della tavola calda assieme. Anche qui i piatti rievocano tante emozioni diverse, anche se a prevalere sempre è la nostalgia.
Che ne pensate di queste proposte? Quali sono i vostri film giapponesi preferiti?
Photo credits
Le ricette della signora Toku – Foto 1 e Foto 2
Little Sister – Foto 1 e foto 2
Shinya shokudo: Netflix
Articolo di Valeria Pompili – Food Lover del Club delle ragazze con la valigia
Nel tempo libero viaggia, cucina e legge di tutto. Ha fondato igolosiitineranti.it, dove può dare forma ai sogni vissuti e a quelli che verranno. È affetta da mal di Giappone acuto e da una seria dipendenza da cinnamon rolls.
Laura
14/03/2019 alle 18:48 (5 anni fa)Ciao Valeria! Articolo molto interessante!
Mi è venuta voglia di vedere soprattutto Le ricette della signora Toku! Spero di trovarlo da qualche parte!
angela
20/10/2018 alle 10:48 (5 anni fa)wow…articolo interessantissimo. Con l’arrivo del freddo, voglio guardarmeli tutti.Ho un amore folle verso tutti i film in cui si tratta di cibo, cucina e soprattutto di Asia!!!
Flavia
21/09/2018 alle 0:08 (5 anni fa)Ciao Valeria! Ho visitato il Giappone nel 2012 e ne sono rimasta folgorata: speo ogni anno di poterci tornare! Non conosco questi titoli ma rimedierò presto.. N
Noto però che ne manca uno che ho amato moltissimo:
THE RAMEN GIRL
Lo conosci?
🙂
Silvia The Food Traveler
20/09/2018 alle 21:50 (5 anni fa)Non conosco per niente il Giappone ma è una parte di mondo che mi incuriosisce molto. Ultimamente poi mi capitano sotto gli occhi tanti articoli sul Giappone che non fanno altro che invogliarmi a visitarlo 😍
Edward Barreda
20/09/2018 alle 12:08 (5 anni fa)Il Giappone è uno dei luoghi che mi ha rubato l’anima e la cucina non è da meno… spero davvero tanto di poterci tornare presto
Valeria
20/09/2018 alle 16:04 (5 anni fa)Davvero, la cucina giapponese è poesia allo stato puro!