Vivere in farm: com’è la vita in ostello sulla Sunshine Coast, in Australia

Una delle parti più belle dell’andare in Australia con un Working Holiday Visa, almeno secondo il mio modesto parere, è avere la possibilità di lavorare nelle famosissime farm australiane.

Il visto durerebbe un anno ma, lavorando per 88 giorni in campagna, raccogliendo frutta e verdura o accudendo animali nelle fattorie, si possono ottenere altri 12 mesi da sfruttare sul suolo australiano. Non è necessario che gli 88 giorni di lavoro siano tutti di seguito, infatti molti backpackers scelgono di lavorare soltanto qualche giorno in tantissime farm diverse, così da unire l’utile al dilettevole e riuscire anche a viaggiare per tutto il paese.

Un’altra soluzione è quella di vivere tre mesi in un ostello convenzionato. È questa la strada che ho scelto io e oggi vi racconterò della vita in ostello in Queensland, la regione delle farm per eccellenza.

vita in ostello

La vita in ostello

Devo ammetterlo, uno dei motivi per cui conservo un ricordo piacevole del lavorare in farm è la fortuna che ho avuto con la scelta dell’ostello. Avevo sentito dire da più di una persona di evitare gli ostelli come la peste, di cercare una farm su Internet e andare direttamente a vivere lì: “Quella degli ostelli è una vera e propria mafia!”, mi dicevano. Io però avevo deciso di fare di testa mia, così ho preso contatti con una strawberry farm a Maroochydore, in Sunshine Coast, che mi ha consigliato di andare a stare al Cottontree Backpackers in attesa di lavorare.

Mentre aspettavo che mi chiamassero per andare a raccogliere le fragole, ho potuto provare sulla mia pelle questa famosa vita in ostello, e devo dire di esserne rimasta piacevolmente sorpresa.

Ogni giorno la fattoria chiamava richiedendo un numero preciso di persone che andassero a lavorare e i ragazzi dell’ostello, in base all’ordine con cui eravamo arrivati a stare lì, ci mandavano in campagna con la loro navetta privata. Dopo una lunga giornata ci rivenivano a prendere (lì ci pagavano in base alle ore di lavoro, ma spesso, per i frutti come le fragole e i mirtilli, i datori di lavoro scelgono di pagare in base a quanti bidoni di frutta si riescono a riempire), ed ecco che iniziavano le feste.

Ogni sera qualcuno organizzava qualcosa: barbecue, serate karaoke, movie nights, nuotate notturne. Il lavoro del giorno era decisamente faticoso, ma devo dire che la vita in ostello che arrivava di sera faceva accettare tutto il resto con lo spirito giusto.

Il Queensland

Di tutte le regioni australiane in cui si trovano tante farm (e quindi anche tanta possibilità di lavorare), il Queensland è di certo la più gettonata. Un po’ perché è la regione dove splende sempre il sole, un po’ perché offre degli scenari spettacolari, è facile conoscere gente che ha speso i suoi 88 giorni qui. Il mio ostello nella Sunshine Coast si trovava esattamente davanti alla spiaggia (la finestra della mia camera si affacciava sul mare) e non era raro, dopo un’intensa giornata di lavoro fisico, andarsi a fare una bella nuotata tutti insieme.

È stato qui, durante la mia intensa e frenetica vita in ostello, che ho visto il tramonto più spettacolare ed emozionante della mia vita, che mi ha fatto apprezzare ancora di più il meraviglioso paese in cui mi trovavo. Per non parlare poi della fauna! Credo che tutti sappiano che gli animali che si trovano in Australia non si trovano in nessun’altra parte del mondo, ma è la facilità e la naturalità con cui si incontrano per strada a lasciare davvero di stucco.

La “mafia dell’ostello”

Io non ho concluso tutti i miei 88 giorni (non ero intenzionata a rinnovare il mio visto) ed è proprio per questo, forse, che ho vissuto la mia esperienza con uno spirito molto leggero, apprezzando ogni giorno di lavoro senza preoccuparmi di tutto il resto.

Molti però vi diranno che non ne vale la pena, che quello delle farm è solo un modo che ha il governo australiano di approfittarsi degli immigrati, che si tratta di schiavismo e non di lavoro e che, come ho già detto, la vita in ostello è semplicemente frustrante, per via della “mafia” che c’è dietro.

Sebbene non possa assicurarvi che tutto sarà rose e fiori (purtroppo per questo tipo di esperienze non ci vuole altro che molta fortuna), una cosa ve la posso dire: nel bene o nel male si tratta di un’esperienza intensa, incredibile e assolutamente particolare, che entrerà prepotentemente nelle vostre vite e che non riuscirete più a dimenticare.


Articolo di Rachele Faggiani – Expat Specialist del Club delle ragazze con la valigia

Rachele viaggia… da quando è nata! Le piace vivere all’estero per capire meglio le nuove culture e i piatti tipici, e se non è in viaggio ne ha sicuramente uno in preparazione.

Rachele Faggiani

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