Traversata da Bardonecchia a Salbertrand, tra rifugi e bivacchi

L’ebbrezza di quell’ora passata lassù, isolato dal mondo nella gloria delle altezze, potrebbe essere sufficiente a giustificare qualunque follia.

Giusto Gervasutti

Quando il caldo sole estivo lascia spazio alla brina del mattino e il tepore delle ore centrali della giornata si fa sempre più prezioso, i colori appaiono meno saturi e la natura si veste di abiti variopinti dalle tonalità calde: l’autunno in montagna sa essere davvero magico.

Le vacanze estive sono ormai lontane ma sentiamo ancora dentro il bisogno di allontanarci per un pochino dalla routine e dallo stress del quotidiano per cercare la nostra personale oasi di decompressione. In questi casi la montagna può trasformarsi in una grande medicina.

bivacco Sigor

Vi piacerebbe partire zaino in spalla per una piccola avventura pernottando in quota per vivere una vera fuga dalla “civiltà” a pochi km dalla città?

Non occorre disporre di molto denaro, né di tende o altre attrezzature da trekker professionista: bastano un sacco a pelo, comodi scarponcini da trekking, un fornelletto da campeggio, zaino in spalla e una sana voglia di faticare sulle proprie gambe.

Itinerario da Bardonecchia a Salbertrand

Qui vi parlerò di una singolare traversata a piedi che si snoda in provincia di Torino, tra le montagne dell’Alta Val di Susa, che da qualche anno mi hanno accolta, precisamente tra i due comuni di Bardonecchia e Salbertrand.

L’itinerario proposto prevede l’arrivo di venerdì pomeriggio a Bardonecchia, una notte in rifugio ed una seconda in bivacco a 2910 metri e il raggiungimento di due bellissime cime sopra i 3000: Punta Sommelier (3333 m) e Punta Niblè (3365 m). Si tratta di un percorso per escursionisti allenati e mediamente esperti: non sono previsti tratti alpinistici, ma comunque si richiede una buona dimestichezza con l’ambiente montano e una certa dimestichezza con la quota. Si può altrimenti prevedere una versione semplificata del giro, mantenendo il sapore della traversata tra i due diversi comuni montani e il giro dei bivacchi, senza toccare le cime a tremila metri.

Sommelier, ghiacciaio

Giorno 1: arrivo in Val di Susa e pernotto al Rifugio Scarfiotti

Vi consiglio di prendere il primo giorno con calma, in modo da prepararsi alle salite e ai dislivelli della traversata. Il venerdì pomeriggio si arriverà dalla Torino-Bardonecchia oppure percorrendo la SS 24 da Susa: una volta superato Exilles (e ammirato il suo bellissimo Forte), si prosegue lungo la SS24 per alcuni tornanti fino alla deviazione per Eclause e da qui si comincia a salire fino al paesino di Grange della Valle. A pochi metri dal paese, lungo il torrente, si trova il caseggiato del Rifugio Levi Molinari: nelle apposite piazzole circostanti potrete lasciare la prima automobile.

A questo punto riprendete la SS24 (o il tratto gratuito autostradale) in direzione Bardonecchia: usciti qui seguite le indicazioni per Rochemolles. Proseguendo per circa 8 km, dopo il centro abitato, la strada sterrata porta fino al Rifugio Alpino Scarfiotti. Qui vi raccomando di pernottare per cena e per la notte. Sarete comodissimi per la partenza dell’indomani.

Giorno 2: Punta Sommellier dal Rifugio Scarfiotti – Passo dei Fourneaux – Lago delle Monache – Bivacco Sigot

Il Rifugio Scarfiotti (a 2165 metri) si trova nel cuore delle Alpi Cozie, nel suggestivo pianoro delle Grange du Fond: da qui è possibile raggiungere a piedi Punta Sommelier oppure, per i rider e per i più pigri, arrivare fino al Colle Sommelier, attraverso la strada carrozzabile più alta d’Europa.

Lago delle Monache

Voi trekker invece vi incamminerete lungo il sentiero che parte da dietro il rifugio e, attraverso un agile percorso che sale tra prati e marmotte, toccherete prima il Pian dei Morti e il Pian dei Frati. Alla fine di questo pianoro si devia a destra per il sentiero 729 (cartografia IGC), segnato da ometti e traccia bianco-rossa, talvolta non immediatamente visibile, che porta al colle dei Fourneaux (qui fate attenzione perché con  la neve può servire l’uso dei ramponi).

Raggiunto il colle, si piega verso sinistra e si segue fedelmente il sentiero, anche questo discretamente segnato, che passa nei pressi della Cima dei Fourneaux. Da qui si prosegue ancora nella medesima direzione. Si oltrepassa la vetta per piegare decisamente a sinistra dove si giunge in punta lungo un agevole sentiero .
Il paesaggio, superati i 2500 metri, si fa roccioso e lunare, costellato dalle chiazze della prima neve o addirittura di quella dell’inverno precedente: è molto strano pensare che qui, non più tardi degli anni ’70, vi erano impianti per lo sci estivo! Considerate per questa prima tappa 1100 metri di dislivello e almeno 3 ore e mezza di cammino a buon passo.

Ora siete pronti a ridiscendere verso il passo dei Fourneaux, settentrionale, centrale e meridionale e da qui, camminando lungo i resti dell’antico ghiacciaio del Galambra, arriverete ai resti di un’antica caserma superata dalla quale imboccherete un sentiero piuttosto tortuoso tra i cordoni morenici che chiudono il lago Galambra.

vallata dal Sigot

Con un paio di ore di cammino dovreste giungere alla vostra ambita meta, il bivacco Sigot. Dedicato all’alpinista Mario Sigot, morto nel 1994, è una costruzione in acciaio rivestita di legno e vetroresina, posta sopra ad un dosso a 3004 metri: offre otto posti letto, tavoli e panche, coperte e tutto quel che occorre (o quasi) per una notte in alta quota a costo zero, in pieno stile wild. Non dimenticate fornelletto, viveri e una torcia per prepararvi ad attendere una delle albe più emozionanti della vostra vita!

Giorno 3: Bivacco Sigot – Bivacco Blais – Punta Niblè – Rifugio Levi Molinari

Dopo una colazione spartana ma nutriente (e speriamo una notte non troppo fredda!) sarete ristorati e pronti per partire alla scoperta della seconda parte del vostro trekking. Dal bivacco Sigot si scende lungo un sentiero tra rocce e un piccolo torrente.Fate attenzione a non urlare perché in questa zona è facilissimo avvistare gli stambecchi. Sono animali molto docili e normalmente non hanno timore dell’uomo, quindi potrete avvicinarvi e scattare qualche bella foto. Percorrendo il sentiero arriverete ad un bivio, dove volterete a destra per una breve deviazione per i laghi delle Monache.

stambecco al Lago delle Monache

Noterete due laghetti non troppo grandi e anche i resti della stazione intermedia di un’antica teleferica che partiva dal Rifugio Levi Molinari, fino ad arrivare oltre il bivacco Sigot, a quota 3000. Ritornerete per qualche metro sul sentiero che vi ha portato qui, ed arrivati al bivio (facile da riconoscere, vedrete un masso con scritto Galambra) girerete a destra, per il cosiddetto “Sentiero dei 2000”. Si tratta di un sentiero molto panoramico, e quasi tutto pianeggiante su roccette ed erba.

bivacco Blais

Alla fine di questo tratto, di circa 1 ora, incrocerete il sentiero 803, dove prenderete la via di salita. Dopo circa 2 ore arriverete al Colle d’Ambin, dove troverete il bivacco Blais. Costruito nel 1978 e situato in un punto panoramico a 2925 metri, il Bivacco Blais ha una vista mozzafiato sull’altro versante, da cui potrete ammirare il Lago d’Ambin, di un colore blu intenso dovuto alla sua origine glaciale.

Lago d'Ambin

Arrivati a questo punto non vi resta che raggiungere una delle montagne più affascinanti e belle della Val Susa: il Niblè. Dal bivacco si segue la cresta ovest del Monte Niblè, prima rocciosa e facile, quindi detritica fino ad un evidente salto roccioso nerastro che si pone davanti. Lo si supera sulla sinistra (versante francese) ponendo piede sul ghiacciaio Ferrand, spesso con affioramenti di ghiaccio vivo a fine stagione. Si continua a salire costeggiando la cresta, fino a riprenderla sopra il salto roccioso, dove per tracce di sentiero tra sfasciumi e detriti si toccano le due croci di vetta.

Dall’alto dei 3363 metri del Niblè potrete ammirare tutte le più famose punte delle Alpi Occidentali: Chaberton, Rognosa d’Etiache, Monviso, Sommelier, Rocciamelone, Bar des Ecrins. Dopo le foto di rito scenderete lungo il sentiero 803 fino all’incrocio e poi si prosegue sullo stesso sentiero fino al Rifugio Levi Molinari.

da Bardonecchia a Salbertrand

La discesa, si sa, è sempre più lunga della salita ma sono certa che le vostre fatiche saranno ristorate da un’abbondante merenda sinoira al rifugio Levi Molinari.

Ora non resta che recuperare il mezzo di trasporto parcheggiato al Rifugio Scarfiotti. Sì, lo so che è una vera rottura percorrere l’autostrada al contrario, ma in fondo cosa potranno mai essere i km percorsi in auto rispetto alla due giorni che avrete appena vissuto?

Sono certa che tornerete a casa con ricordi indimenticabili delle vostre 36 ore trascorse in quota tra bivacchi, rifugi e alcune delle più belle cime delle Alpi Cozie.


Articolo di Flavia ChiarelliSport Specialist del Club delle ragazze con la valigia

Sport Marketing Manager, accompagna atleti e business outdoor a crescere e raccontarsi. Abruzzese di nascita, nomade per vocazione, montanara per scelta. Ama praticare sport, specialmente in verticale.

Flavia Chiarelli

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