I luoghi diventano ciò che ne facciamo.
Ci ho messo un po’ (un po’ tanto, direte voi), a pubblicare questo articolo sui parchi americani più belli dell’ovest.
Ma eccola qui, la mia guida per chi sogna l’America dei parchi naturali, chi sogna l’on the road per eccellenza, chi sogna di macinare chilometri e non si spaventa di fronte all’idea di trascorrere interminabili ore in macchina, a guardare il paesaggio scorrere al di là del finestrino.
Questo è stato un viaggio fatto in coppia, nell’estate 2018, durato 2 settimane ad agosto e costato a testa circa 2.250 euro (tutto-tutto incluso). Le prenotazioni/prezzi di hotel/campeggi/voli aerei/noleggio auto e tutti i documenti necessari sono state fatte tra aprile e maggio di quell’anno, ma di questo ve ne ho parlato in quest’altro post, che vi consiglio di leggere per completezza d’informazioni, dove trovate tutti i dettagli relativi all’organizzazione (inclusi patente internazionale, Esta, assicurazione sanitaria e di viaggio, Annual Pass per entrare ai parchi).
Le spese vive di cui vi parlerò in questo post saranno sempre in dollari: eccoci dunque a scoprire l’itinerario di circa 4.600 chilometri percorsi in 10 giorni in auto da Los Angeles ai parchi naturali di Utah, Arizona, Nevada e California, facendo ritorno a San Francisco e passando per Las Vegas.
Itinerario di viaggio ai parchi americani tra Utah, Arizona, Nevada e California
Partendo da Los Angeles (dove consiglio di fermarvi almeno 1 giorno/2 notti), inizierete il viaggio con una giornata da 700 chilometri, ma tranquilli: li potete spezzare con la visita al primo parco, dove farete l’Annual Pass da 80 dollari, che vi consentirà di entrare in (quasi) tutti i parchi che citerò. Dopo circa 200 km di viaggio, e dopo essere passati dalla cittadina fantasma in stile western di Pioneertown (simpatica tappa di una mezz’oretta, a 2 ore e mezza da Los Angeles) ecco il Joshua Tree National Park!
Joshua Tree National Park (California)
Un parco con gli alberi più strani che io abbia mai visto, i Joshua Tree, appunto (o Yucca brevifolia), gli alberi del deserto. Ah, preparatevi a trovare circa 40 gradi se venite in agosto!
Qui la permanenza minima è di almeno 3 ore, per riuscire a girarlo bene in auto e fermarsi nei diversi punti panoramici o nelle aree da cui partono i trail. Sì, perché i parchi sono perfetti per gli amanti del trekking: dalle aree di sosta delle auto partono tantissimi sentieri anche di parecchie ore, per immergersi totalmente nella natura. Se decidete di farli, portatevi tanta acqua, crema solare e cappello: impensabile partire senza! Ma ve lo ricorderanno anche i Ranger al Visitor Center, che vi daranno anche la mappa completa del parco con tante informazioni utili all’interno, così potete decidere dove e quanto fermarvi. Ah, c’è anche chi campeggia nelle aree adibite: se avete la tenda, il camper o la roulotte, potete fermarvi a dormire all’interno di questo e degli altri parchi del tour.
Da Seligman, sulla Route 66, al Grand Canyon fino all’Horseshoe Bend (Arizona)
Venuti via, dopo 4 ore di auto percorrendo a tratti la Route 66 (la famosa strada d’America che porta da Chicago a Santa Monica, Los Angeles), arriverete a Seligman per trascorrere la notte: qui vi consiglio di provare l’esperienza di dormire in un tipico campeggio americano della catena KOA, il Camping Koa Seligman. Se non avete la vostra tenda, un camper o una roulotte, provate a dormire in un bungalow di legno con letti matrimoniali/a castello, la veranda con sedia a dondolo e aria condizionata all’interno. I bagni sono in comune e molto puliti; il risveglio all’alba sarà qualcosa di epico, credetemi. La linea ferroviaria passa lì vicino ed è un po’ rumorosa, ma io ho dormito comunque bene.
Un consiglio: se arrivate alla sera tardi, tenete conto che la cittadina ha pochi ristoranti e chiudono tutti molto presto. Verso le 22 non servono più da mangiare, quindi tenetene conto in un viaggio stancante come questo. Va tutto calcolato molto bene, perché le distanze sono ampie e le ore di viaggio tante. Noi ci siamo fatti fare dei sandwich freddi dall’ultimo locale rimasto aperto, con la cucina in chiusura.
Il secondo giorno del viaggio ai parchi americani inizia, come vi dicevo, all’alba: se amate vedere luoghi turistici senza la folla, allora alle 7.30 passeggiate per Seligman, che è la cittadina sulla Route 66 che si dice abbia ispirato il film di Cars (qui troverete parecchie auto d’epoca a ricordarvelo). Ogni angolo sembra il set di un film, ma è proprio tutto lasciato come allora. Cartelli stradali, auto della polizia, vecchie botteghe, pompe di benzina: fermatevi per una mezz’oretta buona passeggiando su e giù, ai due lati della via. Merita!
E poi via, direzione il mitico Grand Canyon, che si raggiunge dopo 1 ora e mezza di viaggio (150 km), passando dal villaggio di Williams ed entrando attraverso l’ingresso sud. Qui vi consiglio di parcheggiare l’auto al Visitor Center e camminare lungo il South Rim: i punti migliori sono il Grand View Point, il Mather e il Yavapai Point. Se sarete bravi, vedrete anche il fiume Colorado scorrere in lontananza! Mi raccomando, non uscite dai sentieri e non cercate di scattare la foto perfetta per Instagram in cima ai burroni, oltre le barriere: sono decine i morti ogni anno per distrazioni e scivoloni (e i cartelli lo ricordano).
In circa 2-3 ore di visita vi farete un’idea di che cos’è e di quanto è immenso il Grand Canyon, ma anche qui ci si potrebbe fermare di più: ci sono tanti tour che scendono nel Rim, sia a piedi che a cavallo, oppure in elicottero per sorvolarlo. Spostandovi in auto o con le navette all’interno del parco, noterete anche la vecchia stazione dei treni. Per uscire, invece, seguite la direzione per Cameron, vicino alla Desert View Watchtower.
Per pranzare vi consiglio caldamente di fermarvi da Cameron Trading Post (lo gestiscono direttamente i nativi americani): oltre al negozio di souvenir (qui ho comprato una doverosa cartolina ricordo del Grand Canyon), troverete anche una grande sala ristorante con pietanze indiane e americane. Un pranzo per 2 costa sui 35 dollari circa.
Al pomeriggio ci si sposta in direzione dell’Horseshoe Bend, da vedere al tramonto (qui c’è un cambio dell’ora perché siamo sul confine tra Utah e Arizona), per circa 2 ore di auto. Prima di andare lì, se vi avanza tempo, consiglio il Navajo Bridge, un ponte in ferro sospeso sul Colorado, davvero meraviglioso (quando ci siamo stati tirava un vento fortissimo che quasi mi portava via l’Iphone, ma qualche foto l’ho fatta).
L’Horseshoe Bend è un’altra delle tappe imperdibili se si fa un viaggio on the road ai parchi americani. Non è incluso nell’Annual Pass e, notizia di aprile 2019, ora è diventato a pagamento. Quando ci sono stata io era gratuito, ora dicono costi 10 dollari ad auto, 5 per le moto: i soldi serviranno a mettere ulteriormente in sicurezza il luogo. Non è un vero parco ma un punto in cui il percorso del Colorado forma una U, anzi un vero e proprio ferro di cavallo, da cui prende il nome, attorno a uno sperone di roccia. Un luogo incredibile, di una potenza unica: per i primi 10 minuti resterete senza fiato davanti a questa natura così immensa. Poi scatterete qualche cosa come 50 foto tutte uguali, ma vabeh. 😉
Per fortuna ci sono delle ringhiere, ma tante zone si affacciano ancora scoperte sullo strapiombo e ogni anno anche qui cadono (e muoiono) numerosi turisti. State attenti, non si scherza! Il selfie del secolo lo potete fare tranquillamente dietro ai parapetti, costruiti apposta per la vostra incolumità. E poi, un consiglio: godetevi il momento anche senza smartphone e senza videocamere. Gli occhi da riempire di bellezza, il qui ed ora sono molto più importanti di decine di like su un social network.
Per la sera non ho ristoranti da consigliare, noi abbiamo cenato in camera al Rodeway Inn & Suites a Big Water, con la spesa fatta al Walmart, uno dei più diffusi supermercati in America. Il motel è un po’ lontano da Page (si trova nello Utah, a pochi minuti dal confine con l’Arizona), ma era il più economico in questa zona altamente turistica. Ed ecco che la giornata ci ha visti macinare circa 450 chilometri.
Antelope Canyon e Monument Valley (Navajo/Arizona/Utah)
Per vedere l’Antelope Canyon, cercate di memorizzare questa cosa: si trova in un fuso diverso perché siamo in territorio Navajo, non più in territorio degli Stati Uniti d’America. Considerando che noi ci stavamo svegliando nel fuso dello Utah e dovevamo andare in Arizona (ma in territorio Navajo), trovarsi al Canyon all’ora corretta non era così scontato! 😉 Prima di partire, io mi sono riletta e riletta questo utile post trovato sul web (all’inizio senza capirci assolutamente nulla), ma poi vi assicuro che vi ritroverete abbastanza.
In base al periodo del vostro viaggio, cercate di capire che ora sarà quando arriverete all’Upper oppure al Lower Antelope Canyon. Perché è così importante l’ora? Perché qui vi accederete solo tramite tour organizzati direttamente dai Navajo, pagando una quota extra (non sono inclusi nell’Annual Pass). Ora, sta a voi decidere se entrare nel primo, nel secondo o in entrambi, io ho scelto il Lower (quello senza i fasci di luce solare che entrano direttamente là sotto). Se è stato altrettanto spettacolare? Certo! Un sogno realizzato, un mondo parallelo, colori impensabili: le foto parlano da sole.
Costo: 100 dollari a coppia, si paga solo cash. Noi abbiamo prenotato la visita di 1 ora con Ken’s Tour mesi prima dal loro sito web (vedi il mio post sul pre-partenza), scegliendo appunto l’ora che preferivamo (le 8.30 del mattino). Calcolate che in alta stagione potrebbe esserci grossa affluenza e potrebbero esserci ritardi nella partenza dei gruppi all’interno del Canyon: essendo questo un viaggio su lunghe distanze, le ore sono importanti e tutto va calcolato per arrivare a destinazione nei tempi giusti. Nel dubbio, prenotate presto.
Ah, ultima cosa: non si possono fare video quando sarete lì dentro, pena il lasciare il gruppo e tornare al Visitor Center. Si possono fare solo foto e la guida sarà così gentile da farvene parecchie, all’occorrenza. Questo posto per me da solo vale il viaggio: il Lower Antelope Canyon per me è al primo posto dei parchi americani dell’ovest. Al terzo c’è l’Horseshoe Bend, mentre più avanti vi svelo il secondo posto… 🙂
In macchina per altre 2 ore, si arriva alla maestosa e leggendaria Monument Valley, uno tra i parchi americani più famosi, forse il vero simbolo di questo viaggio.
Un altro parco di proprietà Navajo, il Monument Valley Navajo Tribal Park ha un biglietto non incluso nell’Annual Pass (20 dollari per 1 auto). Noi l’abbiamo girato in tutto il suo percorso, tra i vari punti panoramici tra le Mesa, i gruppi di enormi rocce sparse lungo il tragitto. Le 3 principali sono la Mitchel Mesa, la Rain God Mesa e la Spearhead Mesa, attorno a cui si passa con la propria auto o a bordo di tour guidati in jeep. Andate anche al Visitor Center, perché ci sono parecchie immagini e informazioni utili, oltre all’hotel, al ristorante e allo shop. Noi abbiamo impiegato 3 ore a girarla tutta lungo la Scenic Drive, ma non abbiamo fatto i sentieri a piedi. Anche qui il caldo si fa sentire, per cui viaggiate sempre attrezzati.
Venendo via e andando verso Moab, capirete subito dov’è il famoso punto della strada in cui Forrest Gump, nel film, si ferma perché “un po’ stanchino” e torna indietro camminando: vedrete decine di macchine sul bordo della strada e, voltandovi, vedrete le sagome della Monument Valley all’orizzonte. Eccolo lì, il sogno americano che si realizza!
Foto di rito sulla striscia bianca a centro strada e si riparte. Non lontano da qui, ottimo il pranzo se ci si ferma all’Old Bridge Grille, un ristorantino molto molto americano proprio sulla riva del fiume, sulla sinistra del ponte. Provate il Navajo Taco, una sorta di pane per pizza con pomodori, formaggio, insalata e fagioli! Pranzo: 28 dollari in 2.
In 2 ore e mezza di strada (dove noi abbiamo visto le famose palle di fieno che rotolano spinte dal vento nel deserto, insieme – purtroppo – a numerosissimi cerbiatti morti sul ciglio della strada, presi sotto dalle auto, cosa che mi ha sconvolta non poco) arriverete a Moab, dove noi ci siamo fermati per 2 notti al Camping Moab KOA, con tanto di griglie per il barbecue e la piscina riscaldata aperta in notturna. Bellissimo! 160 euro per 2 notti in 2 in un bungalow sotto alle stelle cadenti, a due passi dai prossimi parchi da visitare.
I chilometri percorsi in questa giornata sono stati ben 500, ma l’indomani saranno di meno, fermandosi una notte in più nello stesso luogo (l’unica volta durante tutto il road trip): consiglio uno stop di questo tipo per rigenerarsi un po’, il viaggio sa essere davvero stancante!
Arches National Park e Canyonlands (Utah)
Questa giornata non è faticosa dal punto di vista dei chilometri percorsi in auto all’interno dei 2 parchi (200-300), ma potreste farne tantissimi a piedi lungo i trail.
L’Arches National Park, a pochi minuti dal centro di Moab, è un parco incluso nell’Annual Pass e molto turistico: noi non siamo riusciti sempre a fermarci nei punti panoramici che volevamo (come the North and South Window Arches, delle grandi “finestre”, appunto, degli archi nella roccia). I posti auto non sono sempre moltissimi e in alta stagione bisogna tenerne conto: proseguite lungo il percorso, come dicono i cartelli, ed eventualmente tornateci più tardi prima di uscire dal parco.
I sentieri per fare trekking e immergersi nel parco sono tanti, noi abbiamo seguito il Double Arch Trail (2-3 ore): pensateci bene se volete farlo perché le temperature sono altissime, dovete avere cappello, crema, molta acqua con voi e scarpe adatte a camminare su sabbia e rocce. Personalmente non lo rifarei, ho patito tanto la fatica e il caldo (era l’una, orario peggiore), e avrei preferito fermarmi in qualche punto panoramico in più, oltre a questo. Anche se comunque, come potete vedere, la bellezza del luogo mi ha ripagata.
La scenic drive vi permetterà di girare il parco in auto e, cartina alla mano consegnata all’ingresso, potrete decidere dove fermarvi anche grazie alle fotografie presenti e capire a cosa dedicare più tempo.
Altri punti che meritano una visita (ma va fatta una scelta a monte, dipende da quanto tempo avete e quanto volete camminare, tutto tutto non si riesce a vedere a meno che non stiate fermi qui qualche giorno) sono: Delicate Arch (3 ore a piedi andata e ritorno sotto al sole cocente), Upper e Lower Delicate Arch Viewpoint (punti panoramici più vicini ai parcheggi, per vedere da lontano il Delicate Arch).
Calcolate tutta una mattinata qui (almeno 5 ore), per poi uscire, andare a mangiare qualcosa e mettervi mezz’ora in auto per raggiungere il secondo parco della giornata, Canyonlands.
Qui restate almeno un paio d’ore, anche se non volete fare ulteriori sentieri a piedi. Seguendo la Scenic Drive non dovete perdere il Shafer Canyon Overlook (da cui vedrete in lontananza una delle strade più pericolose d’America, tutta a zig zag, che scende giù nel Canyon), il Grand View Point (stupendo, a me sembrava l’impronta di un gigante) e il Green River Overlook (di cui ricordo il grande vento).
Alla sera, dopo una giornata così fisicamente attiva, è d’obbligo provare la buona cucina locale: per non sbagliare, a Moab, andate da The Broken Oar e ordinate le BBQ ribs con patate dolci, fagioli stufati e ovviamente salsa barbecue. Le più squisite che io abbia mai mangiato! Una cena per 2 persone: 60 dollari.
Capitol Reef National Park e Bryce Canyon (Utah)
Una giornatina in cui macinerete poco meno di 600 km. Lasciata Moab, si segue per 2 ore la strada UT-24 per arrivare al Capitol Reef National Park, dove potete fare una sosta per una ottima Apple Pie in una vecchia fattoria, come abbiamo fatto noi (la geolocalizzazione segnalava che eravamo precisamente a Fruita). Il parco è stato per noi solo un punto di passaggio, ma gli scenari sono stati indimenticabili, tra i più belli di tutto il viaggio.
A questo punto seguite la UT-12, una strada su cui potrete fermarvi spesso ad ammirare i panorami, mentre vi dirigete in direzione del Bryce Canyon. Vi lascio qui tra le foto anche un cartello trovato lungo la Scenic Byway, che spiega anche cosa c’è nei dintorni (chi ha più tempo, preveda uno stop alla Dixie National Forest). Passerete anche da un paesino, Boulder, stupendo: pascoli verdi, mucche, laghetti e ranch come la più vera America che potete immaginare. Qualche minuto di sosta qui è doveroso. Io avrei voluto fermarmi di più!
Tutta questa strada, per cosa? Per il mio secondo posto preferito del viaggio, il Bryce Canyon! Il parco singolo costa 35 dollari, ma con l’Annual Pass è gratuito. Avevo letto su un blog di proseguire fino alla fine sulla Scenic Drive per poi fermarsi lungo i punti panoramici al ritorno, ma a mio avviso è stato un consiglio assolutamente sbagliato: fermatevi all’andata, anche se le aree di sosta sono a sinistra (non importa). I punti più belli sono tutti all’inizio, quindi io vi consiglio di non perdere tempo e segnarvi sicuramente l’Inspirational Point (con l’anfiteatro di pinnacoli, spettacolare con la luce calda del pomeriggio inoltrato) e il Navajo Loop Trail (da fare a piedi in 1 ora, scendendo nel Canyon ben segnalato). Il giro del parco durerà circa 3 ore in auto con soste, più 1 ora di sentiero con acqua nello zaino, cappellino e scarpe da ginnastica, quindi starete qui almeno 4 ore in tutto.
Il Bryce per me non può mancare se si vogliono vedere i più bei parchi americani dell’ovest: è semplicemente uno spettacolo e queste foto non gli rendono abbastanza giustizia. Se state scegliendo in quali parchi andare, qui andateci assolutamente!
E ora arriva la chicca del viaggio, di cui vi ho parlato anche nel post sull’organizzazione. Menzione speciale per il posto in cui abbiamo dormito non lontano da qui, a Glendale (Utah), avvicinandoci allo Zion Park. Ah: per raggiungerlo, siamo passati sotto al Tunnel View al Red Canyon.
Per vivere una vera esperienza da local, prenotate al Wandering Star Inn a Glendale (che però quando abbiamo prenotato noi si chiamava Buffalo Bungalow, verificate bene su Booking, ha cambiato nome ad agosto 2018). Qui vi aspetta Ron e il suo cagnolone, e dormirete in una vera casa di campagna, con veranda e colibrì, oggetti dei nativi americani in ogni angolo e solo il rumore della natura a cullare i pensieri e i sogni notturni. Ah, si paga solo in contanti (una notte 100 dollari in camera doppia). Fidatevi di me, è stato davvero un valore aggiunto dormire in una vera casa americana, anziché in un hotel qualsiasi.
Zion National Park (Utah)
Da Glendale allo Zion National Park ci metterete mezz’oretta (la casa di Ron è davvero lo stop perfetto tra il Bryce e lo Zion). Lasciate l’auto al Visitor Center e prendete la navetta che vi porta nei vari punti da cui partono i sentieri all’interno del parco. Il biglietto è incluso nell’Annual Pass. Questo è un parco molto turistico e per girarlo bene, se amate natura e trekking, ci mettereste giorni interi. Durante un road trip così denso di parchi, invece, dovrete dedicargli solo una mezza giornata per vedere i luoghi più suggestivi. Noi siamo rimasti tutta la mattinata, per un totale di 5 ore, pranzando tardi appena usciti dal parco, lungo la strada. Assicuratevi però di scendere a queste fermate del bus: la n. 7 (Weeping Rock, per una breve escursione) e la n. 9, Temple of Sinawava. Da quest’ultima seguite le indicazioni che portano al trail lungo il fiume The Narrows.
Qui vi consiglio di fare almeno il primo tratto: portatevi scarponcini da montagna o scarpe da ginnastica e preparatevi a toglierle per attraversare e percorrere il fiume a piedi, in leggera salita. Si tratta di un percorso semplice ma davvero divertente, un’esperienza unica! Il percorso lungo il fiume è lungo, per cui a un certo punto tornate pure indietro e godetevi il panorama (e divertitevi a seguire i millemila scoiattoli che incontrerete lungo il percorso).
Lo Zion, come tanti altri, è un parco che meriterebbe giorni interi e quando sei lì te ne rendi davvero conto: fortunatamente non sono un’appassionata di trekking estremi e questa semplice immersione nella natura per me è stata sufficiente, ma voi se siete tipi sportivi valutate di soggiornare negli hotel qui vicino e organizzare escursioni più lunghe.
Un pranzo a base di hamburger e patatine lungo la strada e via, direzione Las Vegas che si raggiunge in circa 2 ore e mezza, dove consiglio di trascorrere il tardo pomeriggio/intera serata e quindi una notte, per ripartire l’indomani mattina. Come per Los Angeles e San Francisco, anche LV avrà un post a lei dedicato. Qui procediamo oltre: siamo in Nevada ora e la prossima tappa ai parchi americani più belli dell’ovest è la famigerata… Death Valley!
Death Valley (Nevada)
Da Las Vegas la raggiungerete in 2 ore di viaggio abbondanti e, percorrendo la Scenic Drive fermandovi nei punti panoramici che troverete nella solita mappa consegnata all’ingresso del parco, riuscirete a visitarla in circa 3 ore, diretti verso la California.
I punti che vi consiglio di vedere
- Mesquite Flat Sand Dunes, particolari dune di sabbia.
- Badwater Basin: eccovi nel punto più caldo e vicino al cuore della Terra, 85.5 metri sotto al livello del mare con una media di 55-58 gradi centigradi in estate. Quando ci sono stata io c’era un caldo torrido che non si può lontanamente immaginare semplicemente leggendomi. Scendete dalla vostra auto attrezzati di cappellino chiaro, acqua, scarpe comode, occhiali da sole e preparatevi a camminare un po’ per arrivare nel cuore di questa distesa bianca di sale, dove non c’è alcuna forma di vita a parte voi e gli altri turisti increduli e affaticati. Veniteci solo se siete in ottime condizioni di salute: eviterei se con voi ci sono bimbi piccoli e persone con pressione bassa o difficoltà respiratorie. In alternativa, ammirate lo spazio davanti a voi dal parcheggio, è comunque suggestivo anche senza sedersi in questo deserto bianco e arido.
- Dante’s View: ecco la vista della valle dal punto panoramico più alto. Da qui vi renderete conto di dove (e in che cosa) siete.
Personalmente, tra i parchi americani che ho visitato, questo è quello che ho amato di meno, ma già lo sapevo prima di partire. Il nome morte non è molto nelle mie corde. 😉
Armatevi di pazienza perché ora vi aspetta un lungo viaggio verso la California: 5 ore e mezza per più di 500 km, in direzione del parco che visiterete l’indomani, il meraviglioso Sequoia National Park. Per la notte noi abbiamo optato per il camping KOA a Visalia, molto economico; se siete in zona, da Brewbakers Brewing Company a Visalia si mangia e si beve davvero molto, molto bene. Per non rovinarvi il viaggio, fate guidare chi non beve (se avete inserito un secondo guidatore al momento del noleggio): in America il limite è di 0,08%, mentre in Italia di 0,5%. Se non avete mai guidato grandi macchine all’estero (mi rivolgo alle signore), tranquille: anche di notte sono riuscita a rientrare al campeggio, tutti sani e salvi, yeah!
Questa giornata ci ha visti macinare circa 800 km in tutto, da Las Vegas alla Death Valley e poi fino a Visalia.
Sequoia National Park (California)
Al Sequoia National Park noi siamo restati circa 5 ore, tutta un’abbondante mattinata (da Visalia si arriva in 45 minuti). Sarà qualcosa di meraviglioso, se non sapete che cosa vi attende: sequoie giganti alte decine e decine di metri e orsi bruni che possono presentarsi così, all’improvviso. E a noi è successo. Oh già. E sono pure morta di paura, sebbene la mamma con i cuccioli fosse lontana. Indimenticabile esperienza ma anche qualcosa che non so se augurarvi, perché loro sono liberi e potreste ritrovarveli davanti mentre camminate tra una sequoia e l’altra.
Cosa importantissima: non portate con voi cibo (nemmeno rifiuti/avanzi), né negli zaini né in auto. Cercate di nascondere bene nei bagagli (che saranno sempre ben riposti in baule) dentifricio e bagno schiuma, che potrebbe attirarli. Gli orsi fiutano tutto e possono cercare di aprire porte, finestrini e bagagliai pur di ottenere ciò che vogliono. I cartelli lo spiegano molto bene, così come anche il divieto di dar loro da mangiare, se li si dovesse incontrare.
Quali punti non perdere all’interno del parco? Spostatevi in auto e poi fermatevi nelle aree di sosta, proseguendo a piedi: da vedere sicuramente il General Sherman Tree (la sequoia più grande al mondo in termini di volume, non di altezza, nonché l’attrazione più famosa del parco), il Tunnel Log (passandoci sotto in auto), la Giant Forest, il Big Trees Trail (è su questo sentiero ad anello che abbiamo visto gli orsi), la Moro Rock. Al centro del parco c’è anche il Giant Forest Museum, con il centro visitatori dove troverete informazioni, mappe, servizi.
Qui vicino c’è anche un altro parco, dove noi non siamo andati: il Kings Canyon. Se ci volete andare, ve ne ha parlato Mariachiara del mio Pink Club in questo articolo!
Risaliti in auto e fermati per pranzo lungo il tragitto, dopo 1 ora e mezza arriverete alla cittadina di Clovis, che noi abbiamo scelto come tappa economica dove soggiornare per visitare, l’indomani, il maestoso Yosemite National Park. Il nostro hotel era l’Hampton Inn & Suites Clovis.
Per la cena mi sento di consigliarvi una catena, The Cheesecake Factory nella zona commerciale di Fresno, non lontano da Clovis, se amate le cheesecake made in USA. Qui, oltre ai soliti piatti caldi americani, potrete ordinare per dessert delle enormi fette di torta di diversi gusti. Sono veramente ottime e, vista la grandezza, ci farete colazione pure il giorno dopo come ho fatto io! 😉 Cena per 2: 45 dollari. I chilometri della giornata? Sono stati poco più di 200.
Yosemite National Park (California)
Ed eccoci. dopo 1 ora e mezzo di auto dall’hotel, all’ultimo dei parchi americani di questo viaggio, l’immenso Yosemite National Park. Nel periodo in cui ci siamo stati stavano spegnendo gli ultimi incendi (iniziati il mese prima) e quindi abbiamo dovuto allungare il percorso di 2 ore per via di alcune strade chiuse, riuscendo così a vedere molte meno cose di quelle che avevamo previsto, anche alzandoci molto prima dell’alba, purtroppo. Siamo dovuti uscire (eravamo all’ingresso sud) e rifare il giro da tutt’altra parte, rientrando da ovest. Ad ogni modo, controllate sempre il sito web ufficiale del parco e le ultime notizie online, se dovessero esserci incendi (qui molto frequenti in estate). Come per altri parchi americani, consiglio di lasciare l’auto al Visitor Center (vicino allo Yosemite Village) e prendere i bus che portano ai diversi trail e punti panoramici.
Noi siamo stati lungo il sentiero (abbastanza impegnativo e molto in salita, di 1 oretta) che porta alla bellissima Vernal Fall (un po’ in secca però). Davvero imponente l’Half Dome, che domina il parco con i suoi 2693 metri insieme a El Capitan, di 2307 metri. Non abbiamo potuto raggiungere un punto panoramico che ci avevano consigliato per via della strada chiusa per gli incendi, ma voi se potete andate al Glacier Point. Infine, a piedi dal Village potete raggiungere e vedere dal basso le cascate Lower Yosemite Fall e Upper Yosemite Fall. Ma qui è davvero pieno di sentieri, ponti, cascate… se potete, fermatevi per visitarlo con più calma.
Siamo rimasti circa 5 ore qui, per poi metterci in macchina e avvicinarci alla costa, perché il nostro road trip ci porterà a San Francisco lungo la Pacific Coast. Salutiamo la natura dei parchi americani e cambiamo del tutto paesaggio e clima (qui era caldissimo): in 4 ore siamo a Salinas, dove il freddo si fa sentire anche se siamo in California ed è agosto. I chilometri oggi sono stati 450, il motel scelto è il Super 8 (vista autostrada) e per cena abbiamo provato un famoso (e super cheap) fast food: In&Out, per una cena da 13 dollari in 2 persone.
Fino a San Francisco lungo la Pacific Coast Highway
I parchi americani del viaggio sono a questo punto terminati. L’ultimo giorno ci porterà da Salinas alla fantastica baia di San Francisco percorrendo la Pacific Coast Highway, passando per alcune meritevoli e deliziose cittadine, Carmel by the Sea, Monterey e Santa Cruz, di cui voglio parlarvi in un articolo ad hoc molto presto. Sono questi gli ultimi 230 chilometri del nostro (e vostro, se vorrete) road trip americano.
A San Francisco vi consiglio di fermarvi 3 notti, prima di fare ritorno a casa. Lasciando l’auto qui, invece di ritornare al punto di partenza, Los Angeles, potrete sicuramente risparmiare tempo e denaro (e anche il volo con arrivo e partenza in città diverse di solito costa meno).
Ancora un po’ di info utili per 10 giorni di road trip ai parchi americani
- Le bottigliette d‘acqua da mezzo litro costano ovunque circa 1 dollaro (e ne farete fuori tantissime, mai restare senza).
- Il costo della benzina ovviamente varia a seconda del periodo in cui state viaggiando. Al momento in cui pubblico l’articolo (luglio 2019) il prezzo è di 0,82 dollari al litro.
- Il prezzo medio di una cena in 2 al ristorante, mangiando carne/hamburgher di qualità, BBQ, è sui 50-60 dollari. Ricordatevi che è bene lasciare almeno un 10% di mancia, qui funziona così. Solo se non vi siete trovati per nulla bene, sentitevi liberi di non lasciarla.
- Noi non avevamo preso dollari dall’Italia: abbiamo prelevato contanti a Los Angeles (200 dollari) e poi usato sempre e solo la carta di credito. Ricordatevi che per il noleggio auto dovrete avere per forza una carta di credito e non una ricaricabile/di debito.
- Assicuratevi di preparare un CD/USB o avere un cavo per connettere lo smartphone all’auto, così da ascoltare la vostra playlist da road trip che avrete preparato da casa per tempo. La musica sarà parte essenziale del viaggio: passerete molte di queste ore sulla strada e i ricordi saranno spesso legati a queste canzoni, sceglietele bene!
- Nei centri abitati di solito il limite di velocità è sui 40/70 km/h, nelle autostrade è di 90/130 km/h, più o meno come da noi.
- Dulcis in fundo, ultimo regalo che ho preparato per voi, la mappa con tutti i punti toccati durante il viaggio, così potete vederli e capire a grandi linee l’itinerario fatto.
Un road trip ai parchi americani, come quello dei sogni (e dei film)
I 4.600 chilometri macinati si fanno sentire, la stanchezza del viaggio anche, ma credetemi che a questo punto non vi sentirete altro che più ricchi: di esperienze, di ricordi, di indimenticabili momenti che resteranno con voi quando rivedrete un film americano in TV, riportandovi agli istanti vissuti lungo quelle strade, con nelle orecchie le musiche da road trip che avete preparato con cura prima della partenza.
Perché un viaggio come questo va pianificato al dettaglio, ma poi va vissuto alla giornata, con tutto quello che può andare bene e quello che può andare storto. Con gli imprevisti, le scene epiche da film, quelle che proprio non pensavate di vedere davanti ai vostri occhi.
L’America e il sogno americano riusciranno a dare il meglio di sé durante un viaggio on the road come questo? Sì, assolutamente sì. Nonostante il tour de force, i tempi forse un tantino stretti, il caldo torrido dei deserti e le strade infinite, che si perdono dritte davanti a voi, come se non si dovesse arrivare mai.
Se avete sognato i parchi americani dell’ovest, allora questo itinerario saprà regalarvi il meglio che Utah, Arizona, Nevada e California possono offrirvi in 10 giorni di road trip. Aggiungetene 2 per Los Angeles all’arrivo e 3 per San Francisco alla partenza, e avrete un viaggio con i fiocchi.
E ricordatevi di riempirvi prima gli occhi di bellezza, che per le foto c’è sempre tempo.
(Lo dico anche e soprattutto a me stessa). 😉
Per tutto ciò che concerne il pre-partenza, ricordatevi di leggere il post “Come organizzare un road trip fai da te ai parchi americani dell’ovest“. Presto scriverò anche quelli sulla Pacific Coast, San Francisco, Las Vegas e Los Angeles.
Per qualsiasi domanda, scrivetemi a silvia@thegirlwiththesuitcase.com o lasciate un commento qui sotto, così è utile a tutti, io vi rispondo sempre.
Infine, grazie per avermi letta fino in fondo: questo è sicuramente il mio articolo più lungo di sempre, che mi ha vista all’opera per infinite ore tra recupero appunti di viaggio, scrittura, revisioni, editing fotografico. Il lavoro della travel blogger non è solo viaggiare, come vedete.
Se vi è stato utile, condividetelo con gli amici, fategli conoscere il mio blog sui canali social: vi sarò sempre riconoscente.
Enjoy your America: have a nice and safe road trip!
Silvia
Nikita
22/04/2023 alle 1:02 (7 mesi fa)Ciao!! Bellissima esperienza che sto organizzando simile per quest’estate anch’io! Descritto tutto benissimo e di grande aiuto!
Solo vorrei sapere se passando dal Sequoia per arrivare a Clovis siete passati lungo la strada panoramica interna , che passa anche dal Kings canyon (senza fermarsi) o fatto altre strade. Grazie mille!
Silvia Cartotto
26/04/2023 alle 8:58 (7 mesi fa)Ciao Nikita! Essendo passati 5 anni fatico un po’ a ricordare che strada avessimo fatto, però posso dirti che non siamo passati vicino al Kings Canyon sicuramente. 🙂 Buon viaggio!
Alen
10/05/2021 alle 13:36 (3 anni fa)Ciao, fantastico articolo su questi stupendi posti che anch’io visitai a Giugno 2019.
Se posso, volevo segnalarti che Badwater si trova a -86 metri sotto il livello del mare e non -855.
Complimenti per il blog.
Silvia Cartotto
10/05/2021 alle 15:22 (3 anni fa)Grazie! In effetti mancava un punto: 85.5 metri, come dice anche il cartello! 😉