Inauguriamo questa nuova rubrica parlando dell’ ABC della subacquea.
La Terra è l’unico pianeta del sistema solare che ospita acqua allo stato liquido, e la cui maggior parte della superficie è coperta da acqua.
L’acqua è il componente primario del corpo umano e l’uomo nasce subacqueo. Infatti, durante tutto il periodo dello sviluppo fetale, fluttua nel liquido amniotico e l’ossigeno gli viene fornito dalla madre tramite il cordone ombelicale; nei primi mesi dopo la nascita inoltre i neonati riescono a rimanere immersi per pochi secondi nell’acqua senza ingoiarla per la presenza di un riflesso involontario, probabile reminiscenza della vita intrauterina, che porta a chiudere la glottide automaticamente per impedire all’acqua di raggiungere i polmoni.
Da tutto questo non stupisce che l’uomo si trovi a suo agio nell’acqua e che da sempre sia stato attratto dall’esplorazione dell’ambiente “sotto la superficie”.
Breve storia della subacquea
Dall’alba dei tempi l’uomo ha praticato immersioni in apnea: per procacciarsi il cibo, per cercare tesori, per riparare barche o anche solo per ammirare il mondo sommerso.
Tuttavia, uno dei principali ostacoli all’immersione era il tempo limitato che si poteva trascorrere sott’acqua: respirare attraverso un giunco cavo, l’attuale boccaglio, permise di prolungare i tempi di immersione a discapito della profondità.
Il primo vero sistema per rimanere sott’acqua abbastanza a lungo comparve nel XVI secolo, la campana subacquea, che veniva rifornita d’aria dalla superficie. Successivamente, all’inizio del XIX secolo, venne progettato il primo elmo da palombaro, cioè un copricapo in metallo, sempre rifornito d’aria dalla superficie che, unitamente ai rapidi progressi tecnologici di quel periodo, ha reso possibile la permanenza dell’uomo sott’acqua per periodi sempre più lunghi.
Ma dobbiamo a Jacques Cousteau lo spalancarsi del mondo sommerso a chiunque ne sia attratto: nel 1943 sviluppò la prima attrezzatura subacquea a circuito aperto che consisteva di un recipiente ad alta pressione contenente il gas respirabile, la bombola, connessa al regolatore per la respirazione, l’erogatore, da una valvola automatica, il primo stadio, che fornisce al subacqueo il gas contenuto nella bombola a pressione ambiente.
Al giorno d’oggi l’attività subacquea è alla portata di tutti, anche di individui con disabilità e, se ben gestita, è sicura e senza grossi rischi. È necessario però avere un’adeguata preparazione ed è per questo che per immergersi è necessario conseguire un brevetto. Ci sono varie didattiche, italiane e non, la cui durata e il cui costo sono variabili a seconda del tipo di corso che si decide di frequentare.
Abc della subacquea: che cosa occorre
Recandoci in un ambiente a noi alieno, molto più denso dell’aria che normalmente ci circonda, dobbiamo tenere presente due cose: necessitiamo di attrezzature che devono essere costantemente soggette a manutenzione per evitarne il malfunzionamento e dobbiamo modificare il nostro modo di muoverci.
Oltre alla già citata bombola abbiamo bisogno del cosiddetto “octopus”, un sistema composto dal primo stadio a cui sono collegati due erogatori, di cui uno d’emergenza, un manometro e una frusta per il giubbino ad assetto variabile (GAV) che serve per sostenere la bombola e per regolare l’assetto del subacqueo.
Per mantenere il corpo caldo durante l’immersione è fondamentale indossare una muta: ci sono mute umide, semistagne e stagne a seconda che facciano o meno bagnare il corpo del subacqueo. Anche nei mari tropicali, dove spesso si vedono subacquei che si immergono in costume e maglietta, credo che sia sempre bene indossare una sottile muta come protezione del corpo da eventuali involontari urti contro roccia o organismi urticanti. Dovete anche munirvi di una adeguata zavorra, i cosiddetti pesi, che serve per poter scendere sotto la superficie in profondità.
Ovviamente non dimenticate maschera, pinne, computer subacqueo e, magari, armatevi di macchina fotografica!
Tenete presente che tutta l’attrezzatura che vi serve può essere noleggiata presso i centri subacquei (diving) a cui vi appoggiate, anche se il mio consiglio è quello, poco a poco, di procurarvi la vostra personale che imparerete quindi col tempo a conoscere e a gestire al meglio.
Altre info utili: cosa serve per fare sub
Chi vuole approcciarsi a questa meravigliosa attività deve avere un atteggiamento mentale che tenga conto di quello che è un requisito fondamentale della subacquea: la sicurezza. Immergersi in sicurezza significa non doversi mai trovare in una situazione che non ci si aspettava: in ogni caso, come ti insegnano già al corso di primo livello, “fermati, pensa e agisci”. Andare sott’acqua è infatti relativamente semplice, ma può diventare complicato quando non si ha l’adeguata forma mentis per gestire un imprevisto; ed è normale che da neofiti ci si concentri di più sui potenziali imprevisti (per esempio del rimanere senz’aria, cosa comunque impossibile, fidatevi!) che non sull’ammirare il meraviglioso mondo sottomarino.
E state tranquille che se oltre alla predisposizione d’animo sarete mosse dalla passione per la conoscenza di questa nuova dimensione, potrete divertirvi e praticare la subacquea in sicurezza.
Quindi ragazze se siete pronte a rinunciare a un’abbronzatura perfetta, ad avere i capelli spettinati ed il sale sulla pelle per la maggior parte della vostra giornata, a portarvi in valigia solo qualche costume e una T-shirt, ad avere fotografie in cui il vostro corpo è segnato dall’impronta della muta e il vostro viso da quella della maschera o del cappuccio, ad arrampicarvi su un gommone in mezzo a una “pass” al termine dell’immersione, allora siete pronte per iniziare questa entusiasmante avventura!
Ma fidatevi, ne varrà la pena: ogni volta che i vostri occhi si apriranno sulle meraviglie delle profondità, la vostra anima percepirà una sensazione di pace e di libertà che non potrete mai provare sulla terra ferma!
Articolo di Valeria Maccabruni – Diving Lover del Club delle Ragazze con la Valigia