Libri e femminismo: 5 letture diverse per comprendere cosa ancora non va
Ancora poche donne alla guida dei governi e degli ospedali, rare le chef a vincere la stella Michelin e le AD al timone delle grandi aziende.
L’origine della discriminazione sarebbe, a detta dei più, da rinvenirsi nella cultura. Ma quanto ancora possiamo incolpare la cultura, se siamo noi a costruirla, a cullarla, a dominarla?
Come dice Chimamanda Ngozie Adichie, non è la cultura a formare gli uomini, ma gli uomini a fare la cultura. Se siamo passati dal telefono col filo al cellulare, dalla carrozza alle auto, dalla macchina da scrivere ai computer, è perché siamo esseri in evoluzione perpetua, bisognosi di continua transizione. Una transizione che ha investito il ruolo delle donne, è vero, direbbero alcuni. Ma è una transizione incompleta. Le donne hanno successo ma non troppo, altrimenti rischiano di oscurare i successi dei loro partner. Sono in politica ma non la guidano, perché il velo della debolezza ricade ancora su di loro. Ai colloqui viene detto loro che sono brave, ma difficilmente hanno la meglio su un uomo bianco e di bell’aspetto che abbia le sue stesse hard skills.
Questa è una piccola raccolta di letture che alimentano la consapevolezza di ciò che è stato, di quello che è ancora oggi, come allora. La consapevolezza è importante: aiuta a focalizzare le aree bisognose di intervento, le strategie, i destinatari dei piani di azione, la necessità degli stessi.
Il più autorevole manuale per femministe: Il secondo sesso di Simone de Beauvoir
È funzionale a comprendere dove e quando si sono immesse le radici di una società fatta a misura d’uomo. Il punto di partenza per ampliare le conoscenze sulle cause e gli effetti della -ancora- attuale condizione di essere inferiore delle donne.
Il secondo sesso è ancora il saggio più completo e profondo, più analitico e oggettivo, attuale e universale che sia stato scritto sulla estromissione della donna da ogni campo che conti. Si scrive tanto, troppo, di femminismo, eppure questo scritto resta ancora ineguagliabile. Ispeziona poemi epici e smonta modelli di poesia, parte dalla biologia facendo decadere ogni teoria, si immerge nella psicoanalisi e si ritrova a essere un’analisi precisa della dietrologia nei comportamenti stereotipati. Questo Simone lo scriveva nel 1949, eppure è triste realizzare che è ancora una lettura utile dopo 71 anni. Un manuale, una guida, un tesoro da tenere nella propria libreria, in cui cercare le risposte al perché in questo o in quel campo la donna è considerata meno dell’uomo.
Invisibili di Caroline Criado Perez
Il saggio più chiacchierato del 2020, rivelatore di una verità quasi assoluta ma trasparente, quindi quasi mai considerata: l’assenza di dati sul genere femminile.
Una raccolta di dati non distribuiti, una raccolta di vuoti mai registrati. Nei libri di storia delle scuole elementari c’è un capitolo su “la donna nell’Ottocento”. Bello, penserete in un primo momento. Discriminante, in realtà. Perché è segno di una storia che, in generale, non considera personaggi femminili, menzionati solo come casi atipici e particolari. E così, le bambine crescono avendo come punti di riferimento imperatori, re, cavalieri, guerrieri, papi, artisti, inventori, medici. Donne compositrici che hanno dato vita a opere firmate dai fratelli o dai mariti, romanzi siglati dai padri al posto delle figlie, scoperte attribuite ai collaboratori di scienziate geniali, artiste del calibro di Artemisia Gentileschi cadute nel dimenticatoio.
Una terribile cancellazione delle donne nella storia e nell’arte, nella scienza e nella letteratura, che ancora oggi si riversa in un automatico vuoto di dati. Tant’è che le cinture di sicurezza sono pensate per un corpo maschile, i ripiani nelle cucine pure, l’aria condizionata nei locali è stabilita dagli uomini, quasi sempre più accaldati delle donne, sulle banconote dominano volti maschili. Tutto è pensato a misura di uomo, come se l’uomo fosse lo standard di essere umano, la normalità. La donna è l’atipico, il caso particolare di un genus, l’Altro, per dirla alla De Beauvoir. Ancora oggi i “non dati” ci rivelano che l’essere femminile è l’Altro rispetto all’essere umano “normalizzato” da sempre.
Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf
Un’analisi spietata delle ragioni del successo acquisito dagli uomini e di quelle del non successo delle donne nel mondo della letteratura.
Un saggio che mette in discussione il valore effettivo della creatività e i mezzi necessari per sostenerla. Quanto il successo viene raggiunto per puro merito? Una lucida spiegazione di come la scrittura sia sempre stata appannaggio degli uomini, dotati di denaro e di una stanza tutta per sé, una prerogativa non consentita alle donne, escluse dal mondo della letteratura per centinaia di anni. Private della cultura e della socialità, senza mezzi economici propri, le donne sono state costrette per secoli a rivestire il ruolo di macchine da riproduzione e presidio sentimentale del focolare. Non avrebbero potuto mettersi a scrivere, non avrebbero potuto vivere di scrittura, inscritte nei ruoli che le società via via imponevano loro. C’è da chiedersi quanto ancora ci sentiamo relegate a mansioni e ruoli che ci consumano, che incatenano la nostra libertà intellettuale.
We should all be feminist, un pamphlet di Chimamanda Ngozi Adichie
Nigeriana trapiantata negli USA, ha vissuto gli scherni e le scottature di un pregiudizio amplificato. È donna, di colore, e non è afroamericana ma africana. È laureata, è una docente, una scrittrice, eppure se paga un parcheggiatore, il parcheggiatore ringrazia l’uomo che sta con lei, se entra in un locale i camerieri si rivolgono al suo compagno, se porta i tacchi a spillo e un rossetto acceso non viene considerata una femminista.
È amante delle leggende del suo paese ma non viene invitata nelle riunioni tematiche che danno accesso solo agli uomini. Chimamanda. È lei quella che ci dice che la cultura si può cambiare, plasmare, trasformare, dirigere. Magari, partendo dai giochi che si regalano ai bambini, togliendo all’uomo il ruolo di parte forte della coppia che paga al ristorante anche se la sua compagna ha il suo stesso lavoro, distribuendo parità nei lavori domestici, nei ruoli con i figli, negli sport dei bambini, negli stipendi, negli sguardi, nei colori rosa e blu, da troppo tempo rispettivamente attribuiti a donna e uomo. Chimamanda è una guerriera anche se ama il make-up e lo shopping e scrive romanzi e pamphlet senza i filtri di perbenismo, crudi, travolgenti e sinceri.
Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo
Il romanzo che parla di donne più bello del 2020, vincitore del Man Book Prize.
Un gruppo di donne diversamente audaci prende vita attraverso le pagine della Evaristo. Una teatrante lesbica di colore che mette in scena a Londra un’opera che parla di Amazzoni, una ragazza fiera della sua chioma afro che ammette nel suo gruppo delle Spaccaculo una ragazza che porta un hijab ma che si approfitta di essere parte di un ceto sociale privilegiato, una donna del ghetto che entra in finanza dimenticando le sue origini, una persona che non si sente né uomo né donna, ma che si descrive “non binary”.
L’intersezionalità, finalmente, viene raccontata come si deve, facendo emergere le discriminazioni che possono nascere anche all’interno dello stesso femminismo. Il razzismo, la transfobia, il donnismo e il classismo intessono 12 racconti tra loro collegati, come delle infami e ambigue presenze fisse che hanno l’apparenza della normalità e che sviliscono, invece, tutte le diversità che abitano l’umanità.
Articolo di Carmela Cordova – Book Lover del Club delle ragazze con la valigia
Instancabile lettrice affetta da bibliomania. Laureata in Giurisprudenza, si divide tra tribunali e librerie. Ama i cottage inglesi, i mercatini locali, le città attraversate dai fiumi e i film degli anni Cinquanta.