Mostra “vedere la musica”: l’arte dal Simbolismo alle Avanguardie
La mostra “Vedere la musica” a Palazzo Roverella di Rovigo è curata da Paolo Bolpagni e affronta una tematica molto particolare, che è stata spesso oggetto di un forte interesse sia da parte degli artisti che della critica. Quali sono le relazioni e le connessioni tra le arti visive e la musica? Quali affinità si sono create nel tempo e in che maniera si sono interrelate fra di loro fino ad oggi?
La mostra “Vedere la Musica” cerca di analizzare le relazioni e gli aspetti derivanti dal rapporto tra queste due discipline: arte e musica. Molte le opere presenti in mostra: dipinti, sculture, manifesti, disegni, partiture, bozzetti scenografici, macchinari e incisioni, con l’ultima sala dedicata tutta alla grafica. Il percorso della mostra parte dal periodo del Simbolismo e prosegue fino agli anni Trenta del Novecento.
Il Simbolismo tra “wagnerismo” e “mito di Beethoven”
La prima parte dell’esposizione è dedicata al compositore Richard Wagner e alla sua musica eroica e suggestiva. Il Simbolismo fu completamente affascinato da questo musicista e dagli “ideali wagneriani”. Anche Ludwig van Beethoven sarà riscoperto dai Simbolisti che lo innalzeranno a genio assoluto, emblema del “musicista maledetto”. Questa corrente artistica, attratta dalle profondità dell’animo umano, cercò di suscitare attraverso la propria arte gli stessi turbamenti provocati dalla musica.
Visioni simboliste
Nelle prime sale sono esposte alcune opere di Odilon Redon, Adolf Wildt e Giovanni Segantini che trasportano immediatamente nelle visioni simboliste di questi artisti. A seguire troviamo i diversi busti e i ritratti di Beethoven che introducono nel mito di questo compositore e nella sua musica tormentata e profonda. Molto bello il ritratto di Leonardo Bistolfi, “Busto di Beethoven” del 1897 circa. Carica di espressività è anche l’acquaforte di Alois Kolb, “Questo bacio al mondo intero” (ritratto di Beethoven) del 1909 circa.
Beethoven di Felice Casorati
Il quadro che colpisce di più, in questa sala, è il dipinto di Felice Casorati, “Beethoven” del 1928. Casorati, amante della musica fin da piccolo, fu costretto però a rinunciarvi ma non abbandonò mai questa sua grande passione. Il suo Beethoven è un dipinto che comunica armonia e bellezza negli elementi formali e cromatici. Nella composizione però affiora dell’altro, forse un ricordo legato ad un’esperienza personale che riconduce alla sensazione provata. Lo stesso effetto che provoca la musica riportando a galla emozioni sopite nel tempo.
Le influenze della musica sulle Avanguardie storiche
Cubismo – Purismo
Tutti i più importanti movimenti artistici sono stati in qualche maniera influenzati o attirati dalla dimensione musicale. I Cubisti, con la rappresentazione di strumenti musicali, cercarono di far risuonare le loro opere attraverso vibrazioni e composizioni cromatiche, inserendo spesso un ritmo alle combinazioni di forme e prospettive diverse. Nel passaggio dal Cubismo al Purismo la costruzione degli oggetti, anche qui strumenti musicali, diventò una rigida struttura geometrica, costruita secondo “schemi armonici” e matematici.
Secessione – Espressionismo
La musica fu sempre componente essenziale dell’arte in particolare nella Vienna fin de siècle. La Secessione viennese dedicò un’intera Mostra a Beethoven nel 1902, realizzando l’unione tra tutte le arti: “l’opera d’arte totale”.
Rimanendo sempre in area austriaca, Oskar Kokoschka, esponente della corrente espressionista, fu anche drammaturgo. L’artista, molto sensibile agli effetti della musica, trasportò nelle sue tele e soprattutto nelle sue litografie la forza travolgente che riusciva a percepirne. Molti artisti ebbero un legame stretto con l’ambiente musicale e diversi di loro furono anche musicisti e viceversa. Il grande inventore della musica dodecafonica, Arnold Schönberg, fu compositore e anche pittore. Originalissime sono le “Carte da gioco”, da lui stesso dipinte a mano nel 1909, che possiamo ammirare in mostra.
Futurismo italiano. Le macchine “intonarumori”
Il legame tra arte e musica per i futuristi fu strettissimo e molto originale. Tre furono i Manifesti dedicati alla musica futurista, tutti nel nome di una rivoluzione sonora. Il musicista Luigi Russolo pubblicò nel 1913 “L’arte dei rumori” rivendicando per la musica la libertà di comporre brani con tutti i suoni e i rumori disponibili nella quotidianità. Russolo fu pittore, incisore e compositore. Inventò anche dei macchinari che chiamò “intonarumori” e compose dei brani dai rumori che emettevano.
Suoni, luci e rumori nei “macchinari” futuristi
In mostra sono presenti i macchinari per creare i rumori e la partitura del “Risveglio di una città”, dove compaiono le famiglie di strumenti musicali come i “Ronzatori”, i “Sibilatori” e i “Crepitatori”. Devo dire che questa sala è molto interessante, mi sarebbe piaciuto poter sentire i rumori creati da questi macchinari. Dinamismo, velocità e modernità, sono i nuovi temi dell’arte futurista. Riuscite a vedere i rumori della città, sentite i rombi, i fischi, gli scoppi e i crepitii? Anche Fortunato Depero fu creatore e inventore di uno strumento che chiamò “moto-rumorista”, abbozzato nel disegno presente in mostra. Giacomo Balla invece si cimentò con le luci colorate in movimento, realizzando una postazione di controllo per gestire 76 combinazioni diverse. Suoni, rumori, luci, colori in movimento, questa è la musica che si può vedere nelle opere dei futuristi.
Astrattismo: Vasilij Kandinskij
La Sala che più colpisce della mostra è quella dedicata all’Astrattismo, dove il principale protagonista è naturalmente Vasilij Kandinskij. Nei suoi lavori, spesso chiamati con termini legati alla musica, l’artista cercò di dare forma a un universo, quello musicale, che non è visibile. Grazie a una forte sensibilità, Kandinskij cercò di “vedere la musica” e di rappresentarla nelle sue composizioni, evocando le emozioni e le sensazioni provate. Per fare questo si servì di un linguaggio nuovo, basato su forme e concetti nuovi. Molto importante fu per l’artista l’incontro con la musica del compositore Schönberg. Il pittore cercò infatti di ottenere nelle sue composizioni ciò che il musicista riuscì a creare con la sua musica.
Di Kandinskij sono presenti in mostra anche alcuni bozzetti molto particolari, progettati per le scenografie di uno spettacolo del russo Modest Musorgskij, dal titolo: “Quadri di un’esposizione” del 1931. Interessante è il fatto che si tratti praticamente di una doppia interpretazione: quella musicale dello spettacolo, ispirata a un ciclo pittorico di acquerelli, a sua volta poi reinterpretata in strutture astratte nei bozzetti scenografici di Kandinskij.
“Vedere la musica” attraverso segni, forme e colori
In mostra anche l’importante saggio “Punto linea e superficie” di Vasilij Kandinskij. L’artista era convinto di poter vedere i suoni e sicuramente la sua profonda sensibilità musicale gli permise di catturarli e di esprimerli attraverso forme e segni che lui stesso creò appositamente. In questa sala dedicata all’astrattismo possiamo effettivamente “vedere la musica”. Diversi sono gli artisti che come Kandiskij cercarono di trasportare nella loro arte composizioni musicali, come per esempio Charles Blanc-Gatti, Luigi Veronesi e Max Bill. Altro artista molto legato alla musica fu Paul Klee. Lui stesso violinista, proveniente da una famiglia di musicisti, rimase sempre affascinato dal legame tra composizione pittorica e musicale.
L’Italia tra le due guerre: “Il recupero della figurazione”
In Italia, tra gli anni ’20 e ’40, ci fu un ritorno ad espressioni formali legate alla tradizione. La musica continuò però ad ispirare gli artisti e le loro opere. Due le figure importanti in questa sala: Gino Severini e Alberto Savinio. Di Gino Severini è presente in mostra un vero capolavoro: “Natura morta con strumenti musicali”. Di Alberto Savinio, pittore, compositore e letterato, abbiamo il bellissimo dipinto “Apollo”, dedicato al dio della musica. Un omaggio particolare, risolto in chiave ironica, per affermare lo stretto legame del pittore con il mondo della musica.
Una mostra ricca di spunti
La mostra “Vedere la musica” fa riflettere sulle molteplici relazioni e affinità che si sono instaurate nel tempo tra Arte e Musica. La cosa bella di questa visita è che usciti dalla mostra ci si sente ancora più curiosi di quando si è entrati. Le relazioni e le affinità affrontate nel percorso espositivo sono molte e gli spunti offerti dalle opere esposte stimolano a ricercare altri nessi e altre attinenze. Immaginate anche voi di vedere la musica, guardate le opere, poi chiudete gli occhi e provate a sentire i suoni o melodie che vi possono suggerire!
La mostra è aperta fino al 4 luglio 2021 ed è visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 19.00. Sabato, domenica e giorni festivi, dalle 9.00 alle 20.00. La prenotazione è obbligatoria e potete farla qui.
La sede espositiva della mostra “vedere la musica”
Palazzo Roverella a Rovigo è un edificio in stile rinascimentale e si trova affacciato sulla piazza principale, Piazza Vittorio Emanuele II. Il palazzo è sede d’importanti mostre temporanee, di una Pinacoteca e del Museo Archeologico. La Pinacoteca si è arricchita nel tempo grazie anche alle molte donazioni dei collezionisti illustri del territorio. Molto bella la raccolta di arte veneta con importanti dipinti del ‘400 e ‘500, è presente anche una mostra permanente di opere d’arte moderna del XIX e XX secolo. Importante anche la Collezione Archeologica con molti reperti antichi, tra cui due famose mummie egizie. Potete visitare le sale dopo aver visto la mostra.
Cosa vedere a Rovigo
Rovigo è una cittadina non molto grande e se vi rimane del tempo dopo la visita potete fare una bella passeggiata in centro. In Piazza Emanuele II si trova la statua a lui dedicata e l’alta colonna con in cima il leone di San Marco. Vicino alla piazza possiamo vedere anche il Palazzo della Gran Guardia, una costruzione particolare risalente a metà dell‘800 che ospitava il Corpo di guardia austriaco. L’edificio nato come una sorta di caserma, dopo vari riusi, è diventato oggi sede di convegni e mostre. La piazza successiva è Piazza Garibaldi con al centro il monumento bronzeo di Giuseppe Garibaldi.
Su Piazza Garibaldi si affaccia anche il Teatro Sociale, teatro lirico italiano, completato nel 1819. Poco distante si può vedere l’imponente Porta di San Bortolo, realizzata in cotto, con la caratteristica merlatura, che porta in direzione di Ferrara. Tornando verso l’inizio della zona pedonale possiamo passare davanti al Duomo di Rovigo, dedicato a Santo Stefano, molto antico, risalente a prima del Mille. La facciata incompiuta è particolare, tutta in mattoni con un unico portale e una nicchia con la statua di Gesù. Tornati all’entrata di Rovigo, in una zona verde, svetta l’antica Torre Donà, che è un po’ il simbolo della città. Poco distante i resti di un’altra torre e delle mura che facevano parte dell’imponente complesso fortificato fondato dal Vescovo di Adria.
Pronti per visitare la mostra “vedere la musica” a Rovigo? Finalmente torniamo a viaggiare!
Articolo di Morena Schiffo – Art Lover del Club delle ragazze con la valigia